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Andrea Spinelli, il ricordo del medico che l'ha curato: «È scomparso un grande amico»

La lettera del dottor Giovanni Lo Re, l'oncologo che l'ha curato per la prima volta e che ha condiviso con lui tutto il percorso

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del dott. Giovanni Lo Re, l'oncologo che ha assistito Andrea Spinelli all'ospedale di Pordenone nella terapia contro il cancro del pancreas. Il viandante, originario di Catania, è scomparso ieri, 30 marzo, dopo che gli era stato diagnosticato un tumore ai polmoni nel mese di ottobre.

È scomparso un grande amico più che un paziente. 

Ho avuto la fortuna di incontrare un ragazzo eccezionale con cui si è subito instaurato un grande rapporto di empatia. Un’intesa che si è subito rivelata fondamentale quando abbiamo dato inizio alla grande battaglia contro il tumore del pancreas. 

La malattia purtroppo non poteva essere trattata chirurgicamente mancavano terapie alternative efficaci. Ciò nonostante siamo riusciti a ottenere l'approvazione di un farmaco innovativo che non era stato ancora autorizzato per simili trattamenti, ma che in associazione ad un altro preesistente, aveva dato dei risultati promettenti. 

Dopo questo lungo trattamento – che consisteva nella chemio e radioterapia -  nel corso del progressivo recupero della tossicità un giorno mi disse che aveva iniziato a camminare. Pensavo che fosse una piccola passeggiata. E invece, con mio grande sgomento, il percorso era da casa sua, a Fiume Veneto, all’Ospedale di Pordenone. Inizialmente cercai di scoraggiarlo ma il mio consiglio, fortunatamente, non è stato mai ascoltato. 

La determinazione di Andrea si era dimostrata sin da subito efficace, in quanto gli aveva permesso di trovare una serenità interiore e di allontanare la depressione reattiva che spesso incontriamo in pazienti con malattie molto impegnative come il cancro. L’esercizio fisico costante e continuo, che rappresenta un ottima terapia antidepressiva, sono alla base del miglioramento della sorveglianza immunitaria. 

Ma la vera sorpresa è stata che il cammino ha influito sulla stabilità della malattia, presente ma dormiente, per un lunghissimo periodo di tempo. Un effetto non previsto per una malattia così grave come il tumore del pancreas. 

Questo concetto molto importante è stato approfondito in occasione della presentazione del suo primo libro “Se cammino, vivo. Se di cancro si muore, pur si vive” durante Pordenonelegge. Un primo passo che ha dato inizio a un approfondimento scientifico che è sfociato alla pubblicazione di un articolo “Physical exercise in locally advanced pancreatic adenocarcinoma: “If I walk, I live. Although one can die of cancer, now I am living” (J Cancer Metastasis Treat 2019;5:81).  

Ciò ha risvegliato un enorme interesse nella comunità scientifica dato che questo approccio può essere applicato a diverse patologie tra cui le malattie cardiovascolari ed il cancro. Ma quel che mi preme sottolineare è il lato umano di questo percorso affrontato insieme ad Andrea. Ogni giorno passato in sua compagnia mi ha permesso di conoscerlo sempre di più, e mi ha sempre colpito la sua energia inesauribile dal momento che ha sempre accettato senza un batter di ciglio tutte le situazioni, anche sfavorevoli, che si sono presentate e sempre pronto ad intraprendere nuove battaglie. 

Il suo comportamento, la simpatia raggiante che esprimeva in ogni incontro e la forma mentis contro la malattia sono stati un esempio ineguagliabile per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di averlo incontrato. 

Un modello che può essere riassunto nella sua “grande forza di lottare e di vivere”. 

La sua prematura scomparsa ha suscitato grande dolore e continuerà a lasciare un grande vuoto dentro di noi. 

Ciao Andrea, Buona vita 

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