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Atap: non si placano le proteste dopo lo sciopero

La mobilitazione sindacale ha raggiunto il 90% di adesioni. Prefettura e Tpl Fvg chiedono un incontro

Cinque giorni dopo lo sciopero dei bus a Pordenone, le polemiche non si sono minimamente fermate. Il 21 gennaio il presidente Gaspardo aveva mandato alle redazioni dei giornali una nota nella quale spiegava le vere ragioni dello stop del servizio di trasporto locale (una mobilitazione che, come riporta il Messaggero Veneto, avrebbe toccato il 90% delle adesioni). Tra queste c’era il rifiuto di dotarsi di un telefono aziendale. Un aspetto che viene smentito nelle ultime ore con una replica che si focalizza punto su punto sulle dichiarazioni del responsabile di Atap.

Secondo le organizzazioni sindacali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Faisa-Cisal e Ugl-Fna, al momento mancherebbero più di dieci lavoratori. Una cifra che dipende dalle mancate selezioni di personale e dalle dimissioni volontarie degli stessi autisti a Pordenone. L’azienda, da questo punto di vista, sta cercando di risolvere il problema con delle assunzioni tramite la società in subaffidamento Sti spa. La scelta, secondo i sindacati, non ha però inciso sui turni festivi che, nonostante il supporto della ditta esterna, possono essere svolti solo dagli operatori di Atap. Stesso discorso per gli orari scolastici che, come successo a Natale, sono toccati ai dipendenti dell’azienda. Il che si è tradotto in un aumento del carico di lavoro, e in una difficoltà oggettiva di ottenere delle ferie. Nonostante questo, continuano le organizzazioni sindacali, hanno sempre messo il lavoro al primo posto mantenendo la copertura totale delle corse.   

Prefettura e Tpl Fvg hanno esortato entrambe le parti ad avviare un incontro per trovare delle soluzioni adeguate, ma i colloqui non solo durano poco ma trovano anche una chiusura del presidente Gaspardo in merito alle varie proposte dei sindacati che vanno dalla carenza di personale ai turni sempre più insostenibili. 

Per quanto riguarda invece l’uso del cellulare aziendale, le associazioni dichiarano che si è già arrivati a un accordo complessivo. Un'intesa che porterà a un’indennità di 90 euro anche se il responsabile di Atap ha ritenuto di dover riproporzionare la somma in base alla presenza. Per i lavoratori servono infine delle garanzie rispetto alla normativa che disciplina l’utilizzo dei telefoni, a cominciare dal diritto di non essere reperibile nella giornata di riposo. 

Il Comune e l’azienda non vogliono trattare: la ragione dello sciopero degli autisti
 

Opposizioni a sostegno dei lavoratori 

A supporto delle affermazioni dei sindacati sono arrivate inoltre le parole del consigliere comunale a Pordenone e segretario provinciale Pd  Fausto Tomasello, che insieme al segretario del circolo cittadino del Pd pordenonese Alessandro Genovesi ha chiesto una presa di posizione netta dell’amministrazione Ciriani.

«Il sindaco dovrebbe finalmente intervenire e farsi promotore di una mediazione tra i sindacati e la direzione della partecipata al fine di trovare una conciliazione che migliori le condizioni di lavoro degli operatori. Atap è una azienda partecipata in cui il Comune di Pordenone è azionista di maggioranza e ciò mette responsabilità in capo al sindaco e alla giunta».

«Alla luce del progressivo peggioramento delle relazioni sindacali» - continuano Tomasello e Genovesi - «esprimiamo solidarietà ai lavoratori dell’Atap e preoccupazione per le possibili pesanti conseguenze per le migliaia di utenti, in città e in provincia, che si avvalgono del servizio pubblico di trasporto. L’altissima partecipazione allo sciopero di venerdì scorso testimonia di una criticità senza precedenti dentro l’Atap, che le istituzioni non possono far finta di non vedere».

Per i due esponenti dem la «carenza cronica di personale, i carichi di lavoro sempre maggiori, l’impossibilità di godere delle ferie maturate, gli stipendi bassi che configurano un ambiente di lavoro ad alto stress, sono fattori incidenti sulla sicurezza dei passeggeri e inducono gli autisti a dimettersi e cercare diverse opportunità lavorative».

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