Arrivano i Punkreas: «Scrolliamo le coscienze, smettiamola di dire sì a tutto»
L'intervista al bassista Paletta. La band suonerà al festival Giais on the rock con il nuovo album "Electric Déjà-Vu"
Sono sulla scena da quasi 35 anni, si sono evoluti, sono cambiati ma sono sempre gli stessi. I Punkreas ne hanno fatto di strada, dalla fondazione nel 1989 a Parabiago, nel Milanese, arrivando al ventunesimo secolo con la stessa energia e una buona "rabbia".
Venerdì il loro tour italiano farà tappa a Giais, ospiti del festival Giais on the rock.
In vista dell'esibizione Paletta, bassista della band, mette a nudo i Punkreas davanti PordenoneToday.
Paletta, una relazione molto lunga quelli dei Punkreas
Decisamente. Io e Cippa (il cantante, ndr) eravamo compagni di banco alle elementari, quindi 46 anni fa, ci conosciamo da una vita. La band c'è dall'89, ed è normale che siano degli "scazzi" tra di noi. Ma quando succede, nessuno esce dalla sala prove fino a che non abbiamo risolto.
Comunque, nonostante l'età, facciamo delle performance della madonna. Siamo degli allegri vecchietti.
I vecchietti sono anche il vostro pubblico?
Assolutamente no, ed è bellissimo. Potrei dividere il pubblico in tre fasce durante i concerti dei Punkreas. Davanti alle transenne ci sono i ragazzi giovani, diciamo dai 16 a 22 anni, che pogano, poi i ragazzi fino a i 34 che "pogheggiano" e dietro i genitori di quelli che pogano davanti.
E un'altra cosa molto bella che abbiamo notato è che nell'organizzazione delle feste e dei concerti ha preso il via il cambio generazionale. Gli adulti stanno passando le consegne e ci sono ragazzi di 18-20 anni, svegli, che fanno girare la festa.
Un ricambio necessario, l'organizzazione italiana dei grandi concerti è molto criticata
Siamo scarsi, in Italia c'è un disastro nell'organizzazione. Mancano proprio le basi a partire dagli accessi per i disabili, poi pensiamo ai prezzi inaccessibili di acqua e birra, la gestione dei token. Siamo sicuramente indietro, e poi pensiamo poi ai biglietti che hanno prezzi esagerati. Un ragazzo come fa a permettersi i concerti?
Anche gli artisti hanno responsabilità?
Dopo un grande concerto magari gli spettatori si lamentano perché a fronte del prezzo non hanno sentito la loro canzone preferita e magari il cantante o la band ha fatto solo pezzi nuovi per promuovere l'album. Noi spaziamo molto nei nostri live, poi se noi non facessimo le hit storiche il pubblico ci tirerebbe giù il palco.
Spazio a pezzi che hanno fatto la storia, ma anche a "Electric Déjà-Vu" disco nuovo di zecca
E un album cazzuto, dopo due anni di stop che sono stati un disastro. Con il covid abbiamo inciso "Funny goes acoustic", la versione acustica dei nostri maggiori successi, forse uno degli album più ascoltabili. Poi quando hanno riaperto le gabbie eravamo pronti ed è uscito questo lavoro. È un disco molto Punkreas, nel nostro stile. Noi sappiamo fare questo.
Quali temi affrontate?
C'è molta roba, ad esempio giustizia, immigrazione, cambiamento climatico. Continuano a dire che non c'è, ma con gli eventi estremi ci troveremo a guardare in tivù "Cacciatori di Tornado - Italia", però contestualizzato, con due tamarri che vanno alla ricerca delle tempeste. Poi venerdì ci piacerebbe avere sul palco in una teca il chicco di grandine gigante che è caduto dalle vostri parti.
Siete da sempre impegnati nei vostri testi, ma nel 2023 cosa vuol dire essere punk?
Da parte mia è la concezione di non dire sempre sì a tutto, a essere piegati. Soprattutto adesso, bisogna iniziare a urlare e smettere di subire tutto quello che ci stanno proponendo. Ci vuole un po’ di incazzatura. Il nostro approccio come Punkreas è stato un punk diverso da quello britannico, abbiamo sempre voluto scrollare le coscienze. E quando c'è il governo di destra i nostri tour vanno a bestia, con il Berlusca facevamo sempre il pienone.
Torniamo al concerto. La pedemontana pordenonese è una zona ancora attenta all'underground
Mi fa molto piacere. La trap si è impossessata delle città, la periferia tiene botta ma non si sa per quanto. Bisognerebbe incentivare certi posti a portare le band a suonare, c'è tanta gente che vuol fare sentire la propria musica, c'è tanta curiosità e tanti musicisti di talento. Poi a Pordenone avete una lunga storia musicale, penso ai Tre allegri ragazzi morti, ai Sick Tamburo o a posti per i concerti come il Deposito Giordani...
... il Deposito Giordani ha chiuso per le lamentele di un vicino
Vedi che la canzone "Il vicino" è ancora attuale? Il vicino rompic***o ci sarà sempre!