rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
diritti / Pordenone Nord

Bagni unisex e alias al Grigoletti, le reazioni della politica

Dalla levata di scudi di Fratelli d'Italia all'appoggio delle opposizioni alla dirigente Ornella Varin

Dopo l'istituzione dei bagni unisex e della "carriera alias" al liceo scientifico Grigoletti di Pordenone, arrivano le prime reazioni da parte delle forze politiche locali. 
Tra i primi a intervenire nel merito c'è il consigliere comunale e deputato di Fratelli d'Italia Emanuele Loperfido che ha dichiarato: «La scuola è da sempre e per sua natura un laboratorio, il fulcro del nostro futuro. Novità su temi delicati come il genere non possono non seguire un indirizzo nazionale - in questo caso del Ministro dell’Istruzione, che va assolutamente reso partecipe di tali iniziative - oltre all’attivazione di una discussione e di un confronto che coinvolga tutti gli studenti e famiglie. Mi domando, poi, come un nome sul registro scolastico - pur associato a quello reale - possa differire da quello dell’Anagrafe. Il rischio di un cortocircuito generale è dietro l’angolo. Ogni libertà va valutata e poi regolamentata a livello nazionale per garantire uniformità e reale parità di diritti».
«L’ascolto e la comprensione sono fondamentali su temi così personali - ha concluso - ma bisogna anche valutarne la reale efficacia e le possibili conseguenze sul collettivo. Non credo, pertanto, che quello sperimentato adesso a Pordenone e prima in altre realtà sia il modus operandi giusto per prevenire e contrastare la discriminazione di genere». 

Francesco Saitta, insegnante e consigliere comunale del Partito Democratico ha invece dichiarato: «Mi chiedo se queste prese di posizione, particolarmente dure e perentorie di alcuni esponenti locali di Fratelli d'Italia, siano state precedute da un approfondimento e un interlocuzione con la scuola. Avranno almeno letto il regolamento o chiamato la dirigente per capire? Nel metodo - ha proseguito - il percorso che ha portato ad approvare il regolamento, fatto anche da altre scuole del territorio e non, rispetta l'autonomia e la competenza della scuola e dei suoi organi collegiali. Nel merito si tratta di un provvedimento che guarda al rispetto della persona e, nel caso del Grigoletti, della risposta a un'esigenza manifestata. Pieno sostegno dunque all'iniziativa e stupore per la poca sensibilità mostrata da chi attacca ideologicamente senza guardare alle persone e la loro complessità». 

Secondo il vicesindaco di Pordenone e assessore alla Cultura, Alberto Parigi «stiamo reagendo con una cultura da Netflix, siamo di fronte a una dittatura delle minoranze senza pensare alle conseguenze che già si fanno sentire. Pensiamo alla protesta, anche delle femministe, per la partecipazione di atlete transessuali nelle competizioni sportive. Siamo sempre più di fronte a un cortocircuito ideologico nella scuola. 

Di tutt'altro avviso Marco Salvador, consigliere comunale di opposizione nella lista La Civica. «L’iniziativa della dirigente - ha sottolineato - è piena di civiltà e rispetto verso tutte le sensibilità e si inserisce su una grande tradizione dello stesso Liceo Grigoletti che già in passato organizzò progetti sul tema dei diritti assieme ad Arcigay, CinemaZero e la Regione. Inoltre, la decisione della Dirigente rappresenta un ottimo biglietto da visita in vista del Pride FVG che si terrà a giugno a Pordenone: proprio il Pride di giugno ha come scopo principale sensibilizzare l’opinione pubblica verso queste tematiche, infatti accoglienza deve, ed è, la principale caratteristica della città di Pordenone come lo stesso Ciriani ha dichiarato alla notizia dell’organizzazione del Pride in città.
Infine - ha aggiunto - auspico che l’esempio del Grigoletti possa coinvolgere altre scuole del territorio e, soprattutto per quanto riguarda la “carriera alias”, anche gli Enti e le istituzioni come il Comune magari su proposta della Commissione Pari Opportunità». 

Dalla parte della preside anche Anna Ciriani, professoressa e consigliera comunale di AmiAmo Pordenone che ha dichiarato: «Il gesto della dirigente Varin rappresenta un giro di boia necessario per dare dignità a chi vive la disforia di genere: si tratta di un gesto di civiltà chiaro. Chi vive questa condizione non l'ha scelto e affronta un percorso di vita in salita. Sarebbe anzi necessario al più presto un riconoscimento dei diritti da parte dello Stato. In realtà non trovo nulla di straordinario in quanto ha fatto la dirigente - ha aggiunto Ciriani - perché ha dimostrato di essere al passo coi tempi e di applicare delle norme non scritte, partendo da un'esigenza. Non possiamo guardare alla disforia di genere come una devianza. Serve una completa integrazione sociale, abbattendo ogni barriera di discriminazione».
Anna Ciriani, che insegna al Centro provinciale istruzione adulti, racconta anche quanto accade nella sua scuola: «Ho una collaboratrice scolastica transgender. Una persona di cui ho il massimo rispetto e purtroppo vedo la sofferenza che prova».
Chiude la professoressa: «Vorrei che ovunque ci fosse almeno un bagno, non tutti ma uno, senza distinzioni di genere. Nascere in un corpo sbagliato è una cosa che va capita». 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bagni unisex e alias al Grigoletti, le reazioni della politica

PordenoneToday è in caricamento