Riciclaggio: crescono le operazioni sospette in Friuli, segnalazioni anche a Pordenone
Alla Banca d’Italia sono arrivati 2.426 avvisi nel 2022. Tra i dati della Regione, spicca il caso di Trieste.
Nel 2022 le operazioni sospette mandate all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia sono cresciute anche in Friuli Venezia Giulia. Un aumento non così vertiginoso come in altre zone d'Italia, ma sono comunque numeri indicativi per quanto riguarda il rischio di infiltrazioni criminali e ipotesi di riciclaggio. Ad affermarlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha pubblicato un report sostenendo che in Regione sono pervenute 2.426 segnalazioni (+7,2%), ovvero 203,1 casi sospetti ogni 100 mila abitanti. Se si prede il numero su base provinciale, tra le aree con più a rischio c'è anche il nome di Trieste con 752 transazioni (+8,7%) che si possono tradurre in 328,6 richieste di verifica ogni 100 mila persone. A seguire Udine con 951 casi (+10,6%; 183,4 ogni 100 mila residenti), e Pordenone che si trova in fondo alla classifica con 481 episodi segnalati nello scorso anno (+1,3%, 155,4 ogni 100 mila).
Il numero complessivo ha toccato comunque il record storico di 155.426 segnalazioni. Una su quattro, inoltre, è stata considerata ad alto rischio, e il 99,8 per cento del flusso totale è riconducibile all’ ipotesi di riciclaggio. «Se la combinazione tra l’aumento dei tassi di interesse e la diminuzione dei prestiti bancari alle Pmi verificatosi in questo ultimo anno dovesse continuare, - si legge nella nota - non è da escludere che il numero delle imprese a rischio infiltrazione mafiosa sia destinato a crescere ulteriormente». Un segnale preoccupante che ha trovato riscontro nelle ultime stime della Banca d’Italia, dove il giro d’affari della criminalità organizzata in Italia è di circa 40 miliardi di euro l’anno.
Negli ultimi 10 anni i casi segnalati alla UIF sono aumentati di oltre il 130 per cento. E a seguito della crisi pandemica, afferma lo studio della Cgia di Mestre, le associazioni criminali hanno cambiato approccio usando meno metodi violenti, come le intimidazioni o le estorsioni, e puntando sul «finanziamento o l’acquisizione della proprietà delle aziende, sfruttandone la vulnerabilità economico finanziaria».