È cominciato ieri al Tribunale di Pordenone il processo a carico dei genitori accusari di aver praticato l'infibulazione (ovvero la mutilazione degli organi genitali femminili) nei confronti della figlia di tre anni. L'udienza si è svolta davanti ai giudici Alberto Rossi, Piera Binotto e Francesca Ballore. Un momento in cui si è cercato di raccogliere più informazioni possibili in modo da ricostruire appieno i fatti che si sono succeduti nell'estate del 2019. 

Secondo quanto riportato dal Gazzettino, a parlare è stato il padre che han dichiarato di non sapere nulla di quello che è avvenuto nel loro paese di origine. Il fatto stesso che la pratica sia stata compiuta all'estero si è dovuto attendere il via libera dal Ministero della Giustizia. Allora a capo del dicastero era Marta Cartabia, ma dopo aver ottenuto l'autorizzazione i genitori sono stati rinviati a giudizio dal gup del Tribunale di Pordenone, Monica Biasutti, con l'ipotesi di lesioni aggravate come previsto dall’articolo 583 bis. 

L'episodio sarebbe accaduto nell'agosto del 2019 quando la bambina aveva circa tre anni. Il padre si difende sostenendo che la responsabilità va attribuita alla nonna materna che già vent'anni prima aveva effettuato l'infibulazione alla figlia. A scoprire che era stata effettuata quella pratica sono stati i medici durante una visita medica all'ospedale di San Vito al Tagliamento. I sanitari dopo essersi accertati della mutilazione hanno segnalato tutto agli inquirenti. 

Dall'archiviazione inziale del processo il gip Giorgio Cozzarini ha fatto cambiare idea alla Procura fino all'udienza preliminare quando i genitori, tutelati dall'avvocato  Luca Donandon, sono stati rinviati a giudizio. Nel corso dell'udienza era presente anche Valentina Galvan che sta svolgendo il dottorato all'Università Milano Bicocca. Al termine del processo dovrà stilare una relazione sul caso.