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La lettera del pediatra al piccolo Leonardo: «Non sai cosa avrei dato per salvarti»

Le parole di Giorgio Cuffaro, medico che ha rianimato il piccolo dopo l'incidente di Pasqua

Il piccolo Leonardo viaggiava sull'auto del padre quando a Pasqua si è schiantato contro un'altra macchina a Motta di Livenza. Il bambino era andato in arresto cardiocircolatorio e per un caso del destino era stato soccorso da Giorgio Cuffaro, pediatra pordenonese che passava di là. Gli aveva praticato il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca: aveva funzionato, il cuore di Leonardo aveva ricominciato a battere. 
Si è fermato però qualche settimana dopo quel tragico 9 aprile, lasciando nella disperazione i genitori. 
Il medico che ha cercato di salvarlo ha scritto una lettera aperta al piccolo Leonardo. 

«No, non sono stato un eroe. Ho solo fatto, nel miglior modo possibile, il mio dovere, di medico e cittadino. Perché sì, ogni cittadino è tenuto a soccorrere. E ogni cittadino dovrebbe, a mio avviso, sapere esattamente cosa fare in situazioni simili, indipendentemente che poi ci riesca o meno», inizia così la lettera di Cuffaro.
Raccontado i momenti dell'intervento spiega: «Il tuo volto, dopo pochi istanti, è tornato roseo, a dirmi che stavamo andando bene, e non mi sono perso d'animo. E tu ci hai messo del tuo, quando il tuo cuoricino ha ripreso a battere regolarmente, con forza. Non credevo alle mie dita, alle mie orecchie, ai miei occhi». 
L'epilogo però non è stato quello sperato: «Non sai cosa avrei dato per salvarti per davvero e un giorno, magari, sì, poterti abbracciare. O guardarti giocare, correre, saltare, anche solo in silenzio e da lontano. La mia sola piccola grande consolazione è aver dato a te e ai tuoi portentosi genitori un po' di tempo, per parlarti, accarezzarti, coccolarti. Sono certo tu, con loro, abbia fatto un bel pieno di Amore, dopo il nostro incontro». 

Cuffaro, infine, fa un appello per la diffusione dei corsi di primo soccorso: «Spero che i nostri politici, nei loro programmi acchiappa-like, trovino spazio per rendere i corsi di primo soccorso obbligatori e capillari, dalle scuole medie inferiori in poi»

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