Truffa dei bitcoin: in carcere uno dei soci della società Nft
È l'avvocato Emanuele Giullini, una delle tre menti dell'azienda di Silea al centro dell'inchiesta della Procura di Pordenone e di Treviso.
Uno dei tre soci della New Financial Technology, società di investimento in criptovalute che avrebbe truffato oltre 700 persone per una cifra che si aggira sui 23 milioni, sarebbe finito in carcere a Dubai. Secondo quanto riportato oggi da "La Tribuna di Treviso" e confermato da fonti investigative, l'avvocato Emanuele Giullini si troverebbe da un mese in un carcere di massima sicurezza. La sentenza sarebbe legata a dei fatti collegati al cosiddetto "arbitraggio delle cripto valute" che era il meccanismo attraverso cui la Nft avrebbe garantito ai truffati un rendimento di circa il 10% mensile. Oltre alla condanna di tipo penale ci sarebbe anche una non meglio identificata "sanzione pecuniaria". È la seconda volta che Giullini si trova al centro di indagini da parte delle autorità emiratine. Il reato sarebbe l'equivalente della truffa agli investitori italiano, ma nel primo caso tutto si era concluso con un'assoluzione.
La prima inchiesta della Procura di Pordenone aveva svelato alcuni dettagli sulla truffa di bitcoin della New Financial Technology. Gli atti sono stati trasferiti a Treviso che ha ereditato l'intero caso dai magistrati della Destra Tagliamento. Giullini, Cristian Visentin e Mauro Rizzato sono indagati - insieme ad altri 40 "broker" verso i quali si ipotizza l'abusivismo finanziario, il riciclaggio, l'autoriciclaggio e il reimpiego in attività economiche dei profitti realizzati - per associazione a delinquere finalizzata alla truffa.
Anche Visentin, come Giullini, è scappato a Dubai e si trova al centro di un'indagine giudiziaria da parte delle autorità locali anche se le questioni sarebbero di natura civilistica. Sempre nel paese degli Emirati ci sarebbe anche Daniele Pianon, ex dirigente della società. L'uomo, cui erano stati sequestrati immobili e 600 mila euro, è nel paese arabo per curare dei propri affari e sarebbe anche l'autore di una delle 700 denunce querele nei confronti dei Visentin, Giullini e Rizzato per il raggiro, realizzato secondo il più classico degli schemi “Ponzi”.
La Procura di Treviso intanto intende chiudere le indagini anche in assenza di Visentin e Giullini, anche se l'estradizione da Dubai non sarebbe possibile dato che non esistono al momento accordi di tipo giurisdizionali con l'Italia. Da questo punto di vista c'è stato in passato un appello lanciato dall'avvocato Matteo Moschini alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro Carlo Nordio allegando i documenti sulla Nft e le foto dei passaporti di quattro degli indagati. Una richiesta affinché l'Italia stipuli con le autorità emiratine accordi di cooperazione giudiziaria in particolare in ambito penale per disciplinare rogatorie, estradizioni e sequestri.