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Il report

A Pordenone si lavora quasi due mesi in più rispetto a una città del Sud

Lo afferma lo studio della Cgia di Mestre. Secondo i dati del 2021 il numero medio di giornate retribuite nella città della Destra Tagliamento è stato pari a 256; al Sud in media è di 211.

I dipendenti privati del Nord lavorano quasi 2 mesi in più all’anno rispetto a quelli del Sud. A dirlo è l'ultimo report della Cgia di Mestre che inserisce anche Pordenone tra le città con il maggior numero di giornate retribuite nel 2021. Secondo infatti lo studio (che si è basato sui dati Inps senza tenere conto del lavoro irregolare) il numero medio al Nord è stato pari a 247, al Sud, invece, a 211. Questo vuol dire che una persona ha lavorato circa 36 giorni, ovvero quasi due mesi di lavoro in più rispetto a un operaio del sud. Una tendenza che va a influire, inevitabilmente, sulla retribuzione media giornaliera lorda, che nel Nord si è attestata attorno ai 100 euro contro i 75 dei colleghi del Mezzogiorno con uno scarto del 34%. 

I dati a Pordenone

Gli impiegati che hanno lavorato di più nel 2021 sono stati quelli di Lecco (259,5 giorni). Seguono i dipendenti di Vicenza (258,2), Treviso (256,9), Lodi (256,7), Pordenone (256 giorni), Bergamo (255,6 giorni), Padova (255,4), Cremona (254,8 giorni), Reggio Emilia (254,1 giorni) e Modena (252,2 giorni).

Nel caso della città del Friuli occidentale va comunque segnalato il dato della retribuzione media lorda. Milano, per esempio, si trova al primo posto con 124 euro, seguita da Bolzano (104,8) e Parma (103,8). Il compenso di Pordenone è di 91,60, leggermente più basso rispetto alla media del Nord (che ricordiamo è di 100 euro).

L'analisi

Secondo la Cgia di Mestre «oltre alla presenza di un’economia sommersa più diffusa che nel resto del Paese che, statisticamente, non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente, nel meridione c’è poca industria, soprattutto hig-tech, e una limitata concentrazione di attività bancarie, finanziarie ed assicurative». L'associazione prosegue sostenendo che il mercato del lavoro del sud «è caratterizzato da tanti precari, molti lavoratori intermittenti, soprattutto nei servizi, e tantissimi stagionali legati al mondo del turismo». Inoltre «si fa meno ricerca, meno innovazione e il numero dei laureati che lavorano nel Sud è contenutissimo». Motivo per cui è necessario contrastare in maniera efficace il lavoro irregolare dato che uno dei rischi possibili è che il «divario Nord-Sud è destinato ad aumentare, danneggiando tutto il Paese».

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