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Economia

La crisi si mantiene stabile, ma gli effetti si sentono di più a Pordenone

Ad affermarlo è il responsabile del dipartimento industria della Cisl Fvg, Cristiano Pizzo. Le imprese, nonostante il caro energia, restano competitive

Le imprese del Friuli Venezia Giulia resistono alla crisi economica nonostante le evidenti difficoltà che toccano l’occupazione e l’approvvigionamento delle materie prime. Ad affermarlo è il dipartimento industria della Cisl Fvg che sostiene come ci sia una tenuta concreta del sistema industriale con alcune piccole alterazioni della crisi tra settembre e dicembre 2022. 

Ciò che emerge dallo studio sono vari elementi che servono come spunto per verificare le cause e i problemi delle aziende. Tra le ragioni della flessione della crescita economica c’è la mancanza di ordinativi (in 18 casi su 65) e soprattutto le difficoltà legate ai vari settori (25 su 65), mentre solo 8 aziende tra quelle rientranti nel monitoraggio sono segnate dal problema energetico. Si tratta di «un dato – afferma il responsabile del dipartimento industria, Cristiano Pizzo – che ci fa riflettere e che ci risulta confermato anche da un altro elemento di non poco conto. Se è vero che il tema delle bollette energetiche, oltre alle famiglie, impatta inevitabilmente sulle aziende più energivore, con la conseguenza che le imprese, a causa delle prime stangate arrivate con le bollette, si sono attivate con delle richieste preventive di ammortizzatori sociali, è altrettanto vero che il tiraggio, ovvero la differenza tra ammortizzatori utilizzati e quelli richiesti, si è fermato attorno al 27%, segno che, nonostante le preoccupazioni legittime, le industrie del Friuli Venezia Giulia mantengono un posizionamento importante nel mercato in termini di competitività».

I numeri 

Se si analizzano i numeri nel dettaglio, le imprese dove sono presenti i membri del sindacato e che si trovano in difficoltà sono 65, suddivise tra il comparto metalmeccanico (24), che sentono particolarmente la mancanza di materie prime, e agroalimentare (7) a cui vanno aggiunti, oltre al problema già citato, anche gli eventi climatici e i costi energetici.

«Nei prossimi mesi – continua Pizzo – continueremo a scontare in maniera presumibilmente molto pesante le conseguenze non solo della guerra in Ucraina, ma soprattutto della pandemia, che di fatto ha, e continua a condizionare, le forniture soprattutto della componentistica e delle schede elettroniche indispensabili all’industria locale e ad alcune filiere strategiche come quelle dell’elettrodomestico e dell’automotive e dei terzisti collegati come, ad esempio, le serigrafie».

Se si guarda, invece, il numero dei lavoratori coinvolti nelle crisi aziendali, ci sono 8mila 287 addetti ( 5.235 metalmeccanici e 785 cartai) rispetto agli 8mila 429 di settembre scorso. Un dato che va rapportato con il totale degli occupati nelle aziende prese in considerazione. 

A settembre i lavoratori ammontavano a 12.997 e di questi 8.974 ricevevano, per esempio, degli ammortizzatori sociali, ma a dicembre quasi tutti gli 8mila 400 dipendenti delle 65 imprese usufruiscono di strumenti come la cassa integrazione soprattutto ordinaria (53 aziende su 65) e contratti di solidarietà.

Pordenone la più colpita della Regione

Se è vero che la condizione delle aziende si mantiene stabile, il territorio di Pordenone è quello che soffre di più la crisi economica. Nonostante abbia meno imprese in crisi rispetto a Udine (17 contro 26), ha il più alto numero di lavoratori al centro di misure anticrisi (3.270  contro 1.811 addetti udinesi). 

«Un altro problema da segnalare – conclude Pizzo – è che con i mesi di giugno e luglio moti ammortizzatori sociali andranno a esaurimento e, nella massima parte dei casi, questo accadrà entro la fine dell’anno, con la conseguenza che moti lavoratori rimarranno scoperti, se non si troveranno altre soluzioni riparatorie, ad esempio inserendo almeno temporaneamente il caro-energia tra i requisiti per richiedere la concessione della cig».

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