In dieci anni sono scomparsi oltre 1.500 artigiani a Pordenone
I risultati dello studio della Cgia di Mestre. Negli ultimi dieci anni perse 325 mila unità
Dopo il blitz di Freak of Nature a Pordenone è tornato al centro del dibattito pubblico il tema legato ai negozi sfitti in città. L'artista per l'occasione aveva marchiato con il tratto del bambù 90 negozi, ma è evidente a tutti che sono solo una parte delle attività che un tempo riempivano le strade del centro storico. La Cgia di Mestre ha pubblicato di recente un report che certifica una fuga generale dall'artigianato in Italia. Secondo lo studio dal 2012 il numero è sceso di quasi 325 mila unità (-17,4%) passando da 1.866 mila lavoratori a 1.542 mila stando a quanto emerge dai dati Inps. «Non solo i giovani sono sempre meno interessati a lavorare in questo settore, ma anche chi ha esercitato la professione per tanti anni e non ha ancora raggiunto l’età anagrafica e/o maturato gli anni di contribuzione per beneficiare della pensione, spesso preferisce chiudere la partite Iva e continuare
a rimanere nel mercato del lavoro come dipendente».
I dati in Friuli
Il Friuli Venezia Giulia è tra le zone che hanno subito meno gli effetti di questo calo, sebbene l'andamento non nasconda una crisi dell'artigianato locale anche in Regione. In dieci anni si è arrivati ad avere 5.273 unità in meno (-13,2%) considerando che nel 2012 c'erano 40mila imprenditori. Oggi sono 34.764 a tenere aperte le proprie botteghe, ma com'è la situazione in ogni provincia? Pordenone con 1.667 artigiani in meno (-14,9%) ha registrato la variazione negativa più elevata in Friuli, passando da 11.171 a 9.504 artigiani. Peggio della Destra Tagliamento c'è solo Gorizia (-16,0) anche se le variabii quantitative della ricerca sono comunque più contenute dato che si parla di una perdita di 598 attività. A seguire c'è Udine (-2.832; -14,3%) e Trieste (-176; -3,2%)
L'analisi
Secondo la Cgia di Mestre è lo stesso paesaggio urbano che cambiando volto in maniera radicale. Nel corso degli anni le botteghe artigiane si sono ridotte drasticamente sebbene ci siano dei settori che stanno vivendo una fase di espansione sono quelli del benessere e dell’informatica. «Con meno negozi di vicinato, - si legge nel report - diminuiscono i luoghi di socializzazione a dimensione d’uomo e tutto si ingrigisce, rendendo meno vivibili e più insicure». A incidere sul crollo delle attività commerciali sono diversi fattori: «Il forte aumento dell’età media, provocato in particolar modo da un insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni anche dal commercio elettronico, il boom del costo degli affitti e delle tasse».