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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il report

Pordenone tra le città più virtuose: il numero degli occupati è superiore ai pensionati

Secondo lo studio della Cgia di Mestre il dato più negativo si registra nel Mezzogiorno con uno squilibrio di un milione e 244 mila di pensioni erogate rispetto al numero di occupati

Oltre a essere una città sicura, Pordenone dimostra ancora una volta di essere una realtà virtuosa in campo economico. A certificarlo è uno studio della Cgia di Mestre che mette a confronto il numero delle pensioni erogate rispetto agli occupati che ricevono uno stupendo nel corso dell’anno (le cifre si riferiscono al 1 gennaio 2022). La ricerca rappresenta un ottimo indicatore per stabilire non solo il divario tra le varie regioni italiane, ma anche a che punto è il ricambio generazionale nel mondo del lavoro.   

Pordenone e Friuli 

Partiamo dal dato provinciale, per poi scalare verso quello regionale fino a quello nazionale. Pordenone eroga 121 mila pensioni a fronte di un numero di occupati che si attesta a 136 mila persone. Uno scarto, come si legge nel report della Cgia di Mestre, di 15 mila unità con i lavoratori che superano in questo caso la quota di pensionati. Le altre provincie della Regione hanno invece il segno negativo. Trieste stanzia 100 mila pensioni ma ha 98 mila occupati (-2), seguita da Gorizia (con 59 mila pensionati e 56 mila dipendenti, portando il divario a -3) e Udine (226 mila con pensione e 220 mila unità occupate, con una differenza di 6 mila rispetto al numero di chi riceve uno stipendio). Complessivamente la Regione Friuli Venezia Giulia chiude con un saldo positivo con 506 mila pensioni a fronte di 510 mila lavoratori (+4).   

Il numero nazionale 

A livello nazionale il numero delle pensioni erogate agli italiani (22 milioni e 759 mila assegni) ha superato la fetta dei lavoratori autonomi e dipendenti (22 milioni 554 mila addetti) con una discrepanza di 205 mila unità. Una condizione che si aggrava ancora di più nel Mezzogiorno con il sorpasso dei pensionati rispetto agli occupati di un milione e 244 mila unità. Tra le ragioni di questo calo sempre più evidente Cgia di Mestre si concentra in particolare sulla forte denatalità che sta colpendo il Paese. Una tendenza che sta portando a una forte riduzione del numero di abitanti in età lavorativa (la popolazione italiana dai 25-44 anni è diminuita di oltre un milione e 360 mila persone, -2,3 per cento). Da tempo infatti le aziende fanno fatica a trovare nuove figure professionali, e tra le soluzioni che possono essere adottate si può puntando a delle politiche rivolte alla crescita demografica, come i sostegni alle madri e alle famiglie. Infine è necessario aumentare il tasso di occupazione femminile e il livello di istruzione che in Italia, conclude il documento, è tra i più bassi in Europa. 

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