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Lo studio

Piccolo commercio in crisi anche a Pordenone: 1.500 artigiani in meno rispetto al 2012

Negli ultimi dieci anni 300 mila botteghe sono letteralmente scomparse

L’ufficio studi della CGIA di Mestre ha pubblicato un nuovo report legato alla situazione economica del nostro Paese. In questo caso il focus si concentra sullo stato di salute dell’artigianato italiano che, secondo le stime e i dati emersi dalla relazione, è stato tra i settori più colpiti dalla crisi degli ultimi tempi. Tasse, inflazione, aumento degli affitti, riduzione dei ricavi causata dalla concorrenza delle grosse distribuzioni e dell’e-commerce. Negli ultimi 10 anni il numero dei titolari e dei collaboratori iscritti all’Inps è diminuito di quasi 300 mila unità (281.925). Una decrescita che si nota sia nei quartieri di periferia che i centri storici delle città italiane che si sono sostenute grazie alla storia e al valore dell’artigianato locale.  

Il Friuli Venezia Giulia è passato da 40.037 a 35.489 imprese (-11,4% rispetto) . 4.548 in meno rispetto al 2012. Eppure, osservando la classifica stilata dalla CGIA di Mestre risulta essere tra le zone meno colpite considerando il dato di Abruzzo (-9.661, -22,1%), Piemonte (-33.827, -18,9%) e Marche (-13.426, -18,6%). Stesso discorso per le provincie friulane. Gorizia è 48esima con 583 botteghe in meno (-16,4), e Pordenone si trova ancora più in basso in classifica, fermandosi al 80esimo posto. Ciò che però desta preoccupazione non è tanto la variazione in percentuale (-13,1%) che è nettamente inferiore alla cifra emersa nel caso di Lucca (-25,4%), quanto il numero effettivo di esercizi commerciali che hanno chiuso nell’ultimo decennio, passando da 11.171 a 9.703 negozi nel 2022 (1.468 in meno). Segue Udine all’86esimo posto (-2.414, -12,2%), e al penultimo Trieste (-83 locali, -1,5). 

I mestieri a rischio

Secondo l’Ufficio studi della CGIA ci sono molti mestieri che stanno perdendo la loro centralità nella vita sociale ed economica del Paese. Le ragioni sono molteplici: i comportamenti dei consumatori e le nuove tecnologie che hanno spinto fuori mercato tante attività manuali. Il cambiamento che sta avvenendo nelle città italiane sta portando a una crisi che tocca in particolare alcune attività: 

  • autoriparatori (verniciatori, battilamiera, meccanici, etc.);

  • calzolai;
  • corniciai;
  • fabbri; 
  • falegnami; 
  • fotografi; 
  • impagliatori; 
  • lattonieri; 
  • lavasecco; 
  • materassai; 
  • orafi; 
  • orologiai; 
  • pellettieri;
  • restauratori; 
  • ricamatrici; 
  • riparatori di elettrodomestici;
  • sarti;
  • stuccatori; 
  • tappezzieri; 
  • tipografi; 
  • vetrai.

Le novità

Al contrario si è riscontrata una crescita evidente di lavori che si occupano principalmente di benessere e informatica : 

  • acconciatori
  • estetisti, 
  • massaggiatori 
  • tatuatori
  • sistemisti
  • addetti al web marketing,
  • video maker 
  • esperti in social media

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