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Mercoledì, 6 Dicembre 2023
Il report

Prestiti alle imprese: forte contrazione a Pordenone, Italia ultima in Ue

Nella Destra Tagliamento persi più di 200 milioni nell'ultimo anno (-5,9%). Trieste maglia nera con un calo del 15%

L'Italia si trova agli ultimi posti in Ue per quanto riguarda i prestiti delle banche alle imprese. Lo afferma uno studio della Cgia di Mestre dove emerge che nell’ultimo anno (maggio 2023 sullo stesso mese del 2022) la somma destinata alle imprese italiane (società non finanziarie) è diminuita del 5% (pari a -33,3 miliardi di euro).  Tra i 20 Paesi dell’Eurozona solo Cipro ha registrato un risultato peggiore dell'Italia. In controtendenza invece i grossi Paesi eurpei come la Germania (+7,4%) e Francia (+4,5%). Diverso invece il discorso della Spagna che ha subito un calo (-2,8) ma in una misura più contenuta rispetto all'Italia. 

Tra le province italiane è Trieste la zona più colpita dalla stretta del credito delle banche. Tra maggio 2023 e lo stesso mese del 2022 il capoluogo giuliano ha visto una riduzione degli impieghi vivi (sono le operazioni grazie alle quali le banche concedono fondi alle aziende) del 15% (-673,8 milioni di euro). Pordenone ha subito una netta contrazione passando da 3.500,2 a 3.294,3 milardi di euro (-205,9 milioni di euro). La riduzione è stata del 5,9%. Anche la zona di Udine ha perso risorse. In questo caso si parla di 790,4 milioni nell'arco dell'ultimo anno -10,2). 

Secondo la Cgia di Mestre «la situazione di rallentamento dell’economia mondiale a cui si aggiunge il forte inasprimento del costo del denaro imposto in quest’ultimo anno dalla BCE avrebbero indebolito notevolmente la richiesta di liquidità». L'associazione ha sottolineato come dal 2011 il trend dei prestiti bancari alle aziende sia in costante calo. L'unica eccezione è stata la leggera inversione di tendenza tra i primi mesi del 2020 e settembre 2022 con il Governo Conte 1 e Conte 2 che hanno permesso agli imprenditori di accedere al credito con maggiore facilità. «Nell’ultimo anno - prosegue la nota - la tendenza ha cambiato segno. L’aumento dei tassi di interesse ha contribuito in misura determinante a ridurre il flusso dei prestiti alle attività economiche e a pagarne maggiormente le conseguenze sono state le piccole imprese. Quelle con meno di 20 dipendenti, infatti, hanno subito la riduzione degli impieghi vivi del 7,7 per cento (- 9,5 miliardi); quelle con almeno 20, invece, il taglio è stato della metà: -3,8 per cento (-22,5 miliardi di euro)».

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