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cultura e vintage / Torre

Con cosa giocavano i bimbi di una volta? A Torre c'è una mostra speciale

Gabriele e Maria Luisa Masieri hanno allestito un'esposizione con giocattoli dai inizio '900 fino agli Anni '60

Gabriele e Maria Luisa Masieri, ferraresi di origine ma ormai friulani d’adozione,  quando guardano questi giocattoli ricordano ogni loro curiosità. Non si ha sempre il privilegio di visitare una mostra insieme ai suoi curatori, va detto. Ma quando capita l’occasione - come in questa mostra all’oratorio Sant’Agostino aperta fino a domenica dalle 19 alle 22:30 - è sempre un piacere ascoltare le loro storie più nascoste. Come quella degli aristogiocattoli, come li chiamavano i loro figli. Dei cavalli austriaci (uno datato 1929) portati a casa per il giorno di Natale da chi andava a lavorare all’estero. Osservando con attenzione si vede persino uno stemma nobiliare dietro al carretto di uno di questi destrieri in miniatura, a marcare non solo le sue origini, ma il significato che si cela dietro la loro ricerca. Perché in questa mostra, curata insieme all’Associazione Torre, oltre al rapporto con la propria giovinezza emerge soprattuto un frammento della nostra storia contemporanea, legata in questo caso all’infanzia dagli ultimi anni dell’Ottocento fino a seconda metà del secolo scorso. 

La mostra dei giocattoli all'oratorio di Sant'Agostino

La loro passione per gli oggetti di un tempo è cresciuta grazie al gruppo folkloristico Artunia che unisce Dardago, Budoia, Santa Lucia e Roveredo. «La nostra prima mostra» - afferma Gabriele - «partiva inizialmente dagli strumenti musicali folkloristici, mostrando non solo le loro funzioni, ma anche come venivano costruiti realmente». Non è infatti un caso che spostandosi lungo la stanza si trova proprio un’area dedicata alla musica su misura di bambino. Come del resto lo è tutta la mostra vista con gli occhi dei ragazzi. Le sezioni sono suddivise sia per tematiche (dai fumetti, i meccano, fino ai modellini di navi e treni) e per specifici archi temporali come il mappamondo con i confini italiani prima della Seconda Guerra Mondiale, e le bambole in carta pesta e feltro vestite con abiti d’epoca cha vanno da inizio novecento fino agli anni ’60. 

«Da quando ho cominciato a lavorare nel ’69 alla Zanussi - continua Maria Luisa - a quel tempo gli americani non tenevano praticamente nulla. Da lì abbiamo iniziato a collezionarli acquistandoli tra i mercatini oppure ricevendoli da privati».
Un lavoro lungo 15 anni che ha portato a raccogliere oltre 200 pezzi messi a disposizione dei visitatori di questa mostra. Il prossimo passo per i due coniugi è trovare loro una sistemazione, come una casa museo dove poterli esporre in maniera permanente per le scuole. «Ci piacerebbe averne uno non troppo lontano da Roveredo - conclude Gabriele - ma oltre alla gestione c’è bisogno di molto lavoro a cominciare dalle bacheche in modo da evitare deterioramenti. La vedo difficile, almeno per ora».

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