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Dormitorio chiuso a Cordenons, Saitta (Pd): «Serve un piano di inserimento per le persone fragili»

Le parole dell'esponente dem dopo la chiusura della sede nell'ex scuola materna parrocchiale

La stagione invernale si è portata via un supporto prezioso per i senzatetto. Il dormitorio a Cordenons, con circa 15 posti letto, aveva garantito l'accoglienza a una trentina di individui grazie alla collaborazione tra Caritas, Croce Rossa e diocesi di Concordia Pordenone allestendo un posto sicuro nella ex scuola materna parrocchiale di Cordenons. Il progetto doveva essere una soluzione temporanea viste le termperature rigide dell'inverno. Ma ora che questa parentesi si è conclusa, si sono di nuovo presentati i problemi che, come sostiene il consigliere del Partito democratico Francesco Saitta, devono essere affrontati dalle istituzioni:  «Il dormitorio, necessario e impellente, è solo una delle facce del problema, serve un piano di inserimento o reinserimento nella società» afferma l'esponente dem che prosegue ampliando il ragionamento dell’emergenza a un piano più articolato che prenda carico anche del reinserimento in società delle persone che si trovano in situazione di grave marginalità. 
 
«La questione abitativa è urgente a Pordenone e territorio, per le persone in situazioni di fragilità e marginalità ma non solo. Per questo è necessario uno sforzo progettuale e di coordinamento maggiore: bisogna ragionare su scala di area vasta mettendo in connessione e ampliando i progetti già esistenti. Serve avere un quadro chiaro delle strutture adatte a diventare dormitorio permanente che deve restare una struttura di dimora temporanea, e in parallelo una mappatura della situazione delle abitazioni popolari attualmente in uso per il passo successivo. Chi trova un lavoro ha il dovere di lasciare una struttura come il dormitorio e il diritto di poter accedere a una soluzione più stabile. Senza una progettualità articolata si rischia che le attuali indagini delle forze dell'ordine restino solo una caccia alle persone che non vedono alternative alla loro situazione attuale. Le istituzioni, supportate dalle associazioni che storicamente si occupano di queste situazioni, hanno il compito di costruire queste alternative».

Il consigliere conclude osservando come tale approccio potrebbe essere correlato alla problematica generale della casa sul territorio pordenonese: «In parallelo questo tipo di ragionamento sulle abitazioni popolari - e una sua evoluzione - potrà anche essere utile ad affrontare il problema abitativo dei giovani che sul nostro territorio faticano a trovare una sistemazione, pur non essendo in situazioni di marginalità».

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