Mancano spazi per i giovani, Saitta (Pd): «Istituire un tavolo educativo con scuole e associazioni»
Le parole dell’esponente del Partito democratico dopo le dichiarazioni dei rappresentati degli studenti avvenute all’Auditorium Concordia
Ieri si è tenuto un incontro importante durante la giornata della memoria delle vittime di mafia. Per non dimenticarsi mai delle vittime innocenti della criminalità organizzata. Ma anche per avvicinare i ragazzi alla società civile attraverso le testimonianze e le voci protagoniste di una pagina che ha inciso sulla storia contemporanea. Ieri, oltre alle parole di Angelo Corbo - uno dei sopravvissuti della strage di Capaci dove persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo (la moglie del giudice di Palermo), e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro - i giovani hanno scelto di sfruttare quel momento per mandare un messaggio chiaro all’amministrazione comunale. Una richiesta di aiuto per nuovi spazi di aggregazione per il dopo scuola o durante il fine settimana, dopo le lezioni, quando ci si ritrova tutti insieme per condividere dei momenti di pura socialità.
Il Pd: serve ascolto e confronto per un progetto comune
«L'appello lanciato dalle ragazze in rappresentanza degli studenti pordenonesi non resti disatteso. - afferma il consigliere del Partito Democratico Francesco Saitta - Serve un canale di ascolto e confronto permanente e strutturato, non bastano incontri saltuari e sporadici».
«Stiamo aspettando l'attivazione del nuovo progetto per i centri di aggregazione giovanile e l'educativa di strada, l'impressione è però che si continui a navigare a vista. Quello che i ragazzi cercano è un protagonismo crescente in una società che spesso faticano a riconoscere come propria. La classe politica quindi, amministrazioni comunali per prime, deve accorciare le distanze predisponendo dei luoghi di incontro dove ci si ascolti e si comunichi in modo continuo e significativo. A Pordenone dobbiamo sfruttare la presenza dei centri di aggregazione che si stanno ristrutturando per renderli delle "botteghe sociali" dove possano trovare spazi con proposte già strutturate e molte altre da strutturare assieme, in sinergia con scuole, associazioni e servizi».
Il consigliere non si riferisce solo alla prevenzione del disagio, un aspetto che deve centrale per qualunque progetto che deve avere al centro il futuro delle prossime generazioni, ma alla soddisfazione delle esigenze e delle domande di tutti i ragazzi e le ragazze che sono il lievito della nostra città.
«Nel pensare a un progetto a tutto tondo non si può immaginare di non istituire un tavolo educativo che proponiamo da tempo, che possa fungere da prevenzione del disagio sì, ma pure da piattaforma base su cui far sviluppare tutti questi processi e attività, gettando le basi per la Pordenone dei prossimi trent'anni. I giovani stessi e chi lavora quotidianamente con loro ha sicuramente molte idee e proposte che vanno però ascoltate, amalgamate e rese concrete: peccato che nelle occasioni di confronto come quella di martedì la partecipazione di chi governa sul nostro territorio sia stata così scarsa».