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Sul 25 aprile è guerra fredda tra il sindaco Ciriani e l’Anpi

Uno scontro iniziato con l’iniziativa del Comune sulla giornata per le vittime del comunismo

La scorsa settimana sul Gazzettino era uscita la notizia di una nuova iniziativa promossa dal Comune di Pordenone e firmata dall’assessore alla cultura Alberto Parigi. Fino a qui non ci dovrebbe essere nulla di sconvolgente. Il tema di questa giornata, dedicata le vittime del comunismo, ha però portato delle forti reazioni da parte dell’Anpi, l’associazione dei partigiani. Fatto sta che ad aggiungersi alla lista delle ricorrenze del 27 gennaio (la giornata della memoria legata alla tragedia dell’Olocausto) e del 10 febbraio (il giorno del ricordo per le vittime delle foibe), ci sarà quella del 9 novembre incentrata invece sulle vittime dei regimi comunisti di tutto il mondo. Una data non scelta a caso, dal momento che coincide con la caduta del Muro di Berlino del 1989. 

C’era da aspettarsi una replica dell’Anpi, ed è arrivata proprio in queste ore con le accuse del presidente Loris Parpinel al sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani e alla sua amministrazione definita di «estrema destra» e poco propensa  a rinnegare il fascismo. Il primo cittadino ha risposto a tono chiedendo le scuse di Parpinel e minacciando di non prendere parte alla cerimonia del 25 aprile, giornata della Liberazione del nazifascismo. 

Ebbene, la risposta è arrivata, ma anziché ridurre non fa altro che alimentare la polemica. Loris Parpinel sul Gazzettino non solo non chiede scusa, ma sostiene che il sindaco ha trovato l'alibi perfetto per non partecipare all’evento, ricordando anche delle occasioni in cui il presidente dell’Ampi lo aveva difeso contro i fischi di chi si trovava in piazza. 

Parpinel, sempre sul giornale, ritiene che la Giornata per le vittime del comunismo sia «fuori luogo» dato che in Italia non c’è mai stato un regime comunista bensì «uno fascista che ha causato circa un milione di morti». Eppure non nasconde i danni e le colpe di quel sistema politico che fuori dall’Italia ha causato milioni di morti. Ma non per questo bisogna metterli sullo stesso piano che, come dichiara Parpinel, sarebbe come «falsare la nostra storia». Gli estremi non avrebbero dunque ragione di esistere visto che si tratta di un appuntamento che riguarda tutti. 

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