rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica / San Vito al Tagliamento

Termovalorizzatore a San Vito, il no secco del comitato ABC: «I Comuni blocchino il progetto»

Il gruppo ha sentito per l’occasione l’esperto Enzo Favoino, coordinatore scientifico di Zero Waste Europe

Sul termovalorizzatore si sono creati due fronti ben distinti. Da un lato Confindustria Alto Adriatico con l’appoggio di alcune amministrazioni comunali. Dall’altro le associazioni del territorio come il comitato ABC - Ambiente Bene per le Comunità che proprio di recente ha istituito un incontro con l’epidemiologo Paolo Crosignani (direttore dell’Unità Complessa di Epidemiologia Ambientale e Registro Tumori di Milano) ed Enzo Favoino, coordinatore scientifico di Zero Waste Europe che punta a una riduzione drastica dei rifiuti e al consolidamento dell’economia circolare. 

Per Confindustria la costruzione dell’impianto può essere una grande occasione per «risparmiare quei 7 milioni di euro che oggi vengono spesi per la gestione di questi rifiuti all’estero» come aveva affermato in una recente conferenza stampa il presidente Agrusti. In più con la realizzazione del progetto si andrebbe a  creare dell’energia a basso costo per le aziende del consorzio. Il che si traduce in una maggiore competitività rispetto alle imprese europee, francesi e tedesche in primis.

Le parole del responsabile di Zero Waste Europe

Di tutt’altro avviso è l’esperto di Zero Waste Europe come si può constatare nel video pubblicato qualche giorno fa dal comitato. Per Enzo Favoino  ci sono diverse criticità legate al termovalorizzatore. Il primo punto affrontato riguarda i finanziamenti iniziali, dato che l’Unione Europea, in virtù delle iniziative politiche messe in campo dalla Commissione, ha deciso di non sovvenzionare più gli inceneritori attraverso la banca europea degli investimenti, compresi i fondi del Pnrr. A quel punto, chi volesse costruirne uno è costretto a passare per il mercato, con tassi d’interesse più alti. 

Il rischio è che il costo di smaltimento sia comunque elevato, ma per Favoino una delle possibili conseguenze è ciò che lui definisce «l’ingessamento del sistema»: il fatto di dover alimentare l’inceneritore con il tonnellaggio prefissato per rientrare con gli investimenti «nel tempo potrebbe spostare in avanti l’obiettivo di minimizzare il rifiuto residuo». Ovvero gli scarti che non possono essere più riciclati. 

Da un suo punto di vista il Friuli Venezia Giulia si trova già tra le regioni più virtuose anche grazie alla provincia di Pordenone. Ha già un’ottima capacità di smaltimento, continua Favoino, e la zona del pordenonese «produce circa 65 kg/anno per abitante di rifiuti residuo, avvicinandosi a quella di Treviso con 50 kg/anno». Per l’esperto la soluzione è trovare un modo per ridurre quel dato in modo drastico, implementando già la raccolta differenziata (come per altro sta già facendo il Comune con il nuovo sistema), e lavorando sulla gestione e rigenerazione degli scarti industriali. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Termovalorizzatore a San Vito, il no secco del comitato ABC: «I Comuni blocchino il progetto»

PordenoneToday è in caricamento