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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Ritorna la provincia di Pordenone, presentate quattro proposte di legge

L’onorevole Emanuele Loperfido ha firmato il Ddl di Fratelli d’Italia e sarà discussa nei prossimi giorni in aula

Dopo quasi 10 anni le province, ridimensionate dopo la Riforma Delrio nel 2014, tornano al centro del dibattito politico. In passato sono state spesso identificate con una connotazione negativa, diventando nel tempo uno dei simboli dello spreco di soldi pubblici in Italia. Eppure con il problemi di gestione del denaro e dei progetti passati (e futuri visti i fondi del Pnrr)  in queste ore sono state presentate quattro proposte di legge per ripristinarle. Da essere un peso si sono trasformate in una risorsa da parte della quasi totalità dei partiti, dal momento che i Ddl depositati non arrivano solo da Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega, ma anche dal Pd.

Lo stesso onorevole Emanuele Loperfido ha annunciato la firma del disegno di legge proposto dal gruppo guidato dal premier Giorgia Meloni. Un tema particolarmente sentito da parte del Friuli Venezia Giulia e dell'assessore alle autonomie locali Pierpaolo Roberti, pronto a modificare lo Statuto dopo l'eliminazione delle provincie come Pordenone. 

Perché tornano le Province

«In Regione - afferma il deputato pordenonese - la maggioranza vuole fermamente e con ragionevolezza tornare alle province, cancellate insensatamente - prima regione d’Italia a farlo, non certo un vanto, nel 2016 dall’allora presidente Serracchiani. Risultato di valutazioni superficiali e che dopo questi anni di amministratore comunale posso giudicare a - ragion veduta - tali. La "Riforma" Serracchiani, cancellandole anche come enti di secondo grado, si è rivelata un danno per il nostro territorio. La reale semplificazione, i risparmi decantati, una generale modernizzazione e avvicinamento ai cittadini sono rimasti meri intenti».

On. Emanuele Loperfido

L’esponente di Fratelli d’Italia si sofferma sui problemi principali legati all’assenza di un ente territoriale intermedio. «Tanti piccoli comuni - prosegue - non sono nelle condizioni di gestire arterie stradali, edifici scolastici e altri servizi essenziali, dovendo rimandare a un nuovo contenitore (all’epoca UTI, esperienza fallimentare) privo di rappresentatività elettorale. Innumerevoli gli interrogativi ereditati da questa illuminante “Riforma”. La qualità di molti servizi erogati - complici tutte queste incertezze - è diminuita e con i cittadini - in diversi ambiti - le distanze sono aumentate».

Sarà dunque da capire come proseguirà il percorso. Intanto ogni disegno di legge passerà per la commissione Affari costituzionali, ma non è detto che, vista la convergenza su alcuni punti, si arrivi alla fine a un testo unico da proporre al voto dell’aula.

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