Mauro Corona "scrive di luglio" e scatena tanti ricordi: «Era il mese del fieno, il suo profumo visitava il paese»
Tra i commenti c'è chi lo ringrazia per il "tuffo nel passato", nella malinconia dei ricordi d'infazia
«Luglio un tempo era il mese del fieno, il suo profumo visitava il paese. Entrava dalle porte aperte, le api lavoravano. A sera i contadini battevano le falci, ognuna cantava con voce d'argento, tutte diverse da far riconoscere il proprietario. Rimangono visioni, ricordi, nostalgie, vestigia lontane del tempo che fu».
Mauro Corona descrive così luglio con alcune parole che hanno fatto fare a tutti un tuffo nel passato, riuscendo a cogliere la bellezza di tempi lontani e quanto sia cambiata la vita adesso per una modernità sempre più frenetica e i danni prodotti a livello globale dal cambiamento climatico.
La riflessione di fondo di Mauro Corona è simile a quelle che ha fatto più volte a Cartabianca, dove è stato ospite fisso di Bianca Berlinguer per tanti anni proprio per parlare di montagna, di natura, di cambiamento climatico, della necessità di tornare a vivere in maniera semplice ed essenziale, per allontanarsi da una cultura sempre più materialista e nichilista, forte della sua esperienza di uomo di montagna, prima come alpinista e poi come scrittore.
Tanti lo hanno rigraziato nei commenti, scrivendo: «Mauro sei unico! Ti seguono in tanti e quindi hai voce. Parla di questo bel "tempo che fu". Ormai è soltanto la nostra generazone e chi ha vissuto questa favola! I giovani non sentono più il profumo del pane e dell'erba o delle conserve che bollivamo nel paiolo di rame in mezzo alle aie. Stupenda riflessione», «Tutte le volte che ho l'occasione di ascoltare Mauro Corona personalmente provo un sentimento di profonda stima. Lo ascolto in religioso silenzio, perchè ogni altro suono che esce da altre bocche è stonato. Il suo volto è un'enciclopedia di esperienze e di sapere. Grazie!», «Sono tornata indietro nel tempo. L'estate in campagna, a casa dei miei nonni, nella grande casa costruita da mio nonno. Grande perchè doveva contenere la famiglia numerosa e dove c'era una stalla, il fienile e l'aia, dove il granoturno, rigorosamente sgranato a mano con l'aiuto serale dei vicini, veniva poi messo ad asciugare al sole. E tanto altro mi affiora con nostalgia, mosso da queste sue parole. Grazie», «Che nostalgia della mia infanzia», «Quanta malinconia».