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Toponomastica di Pordenone, Piazzale Ellero: a chi è intitolato e perché

Uno dei più longevi tra i Mille: da anziano non cedette alla retorica fascista

Perchè certe vie hanno certi nomi? Alcuni le percorriamo quotidianamente, ma molti soprattutto i più giovani non conoscono, per motivi anagrafici, a chi sono intitolate. Altri, invece, magari sanno alcuni aspetti dei personaggi scelti, ma ignorano qualche curiosità. Prosegue quindi il nostro viaggio per scoprire la toponomastica di Pordenone.

Qui parliamo di Piazzale Ellero, intitolato a uno tra i Mille garibaldini che vissero più a lungo, Enea Ellero.  A differenza di altri anziani reduci, non cedette alla retorica fascista, ma rimase sempre fedele al socialismo e agli ideali garibaldini.

Toponomastica a Pordenone, chi era Enea Ellero

Enea Ellero nacque a Pordenone il 9 settembre 1840. Figlio di un salumiere a diciannove anni, nel 1859, lasciò il Friuli per arruolarsi per combattere nella Seconda guerra d'Indipendenza, ma probabilmente non riuscì a partecipare ai combattimenti. Si iscrisse all'Università di Pavia, nella facoltà di Giurisprudenza e, quando venne a sapere della spedizione in Sicilia di Garibaldi, partì per Genova.

Combatté anche nella giornata dell'Aspromonte, il 29 agosto del 1986, quando l'esercito regio fermò il tentativo di Giuseppe Garibaldi e dei suoi volontari di andare a conquistare Roma per scacciare papa Pio IX. Per questi fatti fu arrestato, ma riprese poi gli studi e si laureò a Bologna nel 1863.

Partecipò alla terza guerra d'Indipendenza tra le camice rosse, meritando la promozione a tenente e una medaglia di bronzo.  Tornò poi a Pordenone, dove esercitò la professione di avvocato e si occupò di politiche, con posizioni progressiste. In città gestì un teatro, partecipò alla gestione di una banca popolare, fondò un giornale e ricoprì vari incarichi pubblici, fino alla carica di  sindaco di Pordenone e presidente della Società operaia di mutuo soccorso.

Il figlio Giuseppe, avvocato, nel 1921 venne eletto dal Partito socialista. Il 31 otobre 1922 i fascisti devastarono lo studio e aggredirono in casa Ellero e il figlio Luigi, che decise di fuggire. L'anziano avvocato, a differenza di altri reduci garibaldini, non cedette alla retorica del regime e rimase sempre fedele agli ideali socialisti. Morì a Pordenone il 28 luglio 1932.

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