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Lunedì, 4 Dicembre 2023
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Lo sfogo del prof Maggi: «Scuola fa il possibile e l'impossibile, il problema è quello che si fa fuori»

«A me monta su la carogna quando arriva l'esperto esterno, o quando l'opinionista di turno viene intervistato e dice la scuola dovrebbe fare di più», scrive il docente pordenonese sui suoi canali social

In tanti hanno imparato ad amarlo al Collegio per la sua empatia, ma anche per la sua severità. Il professore pordenonese Andrea Maggi sa esprimere i suoi giudizi e quando deve farlo lo fa anche con fermezza e con grande decisione. Oggi, mercoledì 8 novembre, sui suoi canali social si è lasciato andare a un vero e proprio sfogo contro gli esperti esterni che arrivano a scuola o contro gli opinionisti che vengono intervistati e dicono «La scuola dovrebbe fare qualcosa», o «La scuola dovrebbe fare di più», sottolineando come questo a lui faccia «montare su la carogna».

«La scuola dovrebbe fare qualcosa per l’inclusione.
La scuola dovrebbe fare di più per la pace.
La scuola dovrebbe fare di più per la convivenza civile.
La scuola dovrebbe fare di più per entusiasmare gli studenti.
La scuola dovrebbe fare di più per la diffusione di buone pratiche per la sostenibilità.
La scuola dovrebbe sensibilizzare alla tutela dell’ambiente.
La scuola dovrebbe fare di più per il contrasto dei disturbi dell’alimentazione.
La scuola dovrebbe combattere il Cyberbullismo.
La scuola dovrebbe spiegare gli eventi che portano alle guerre», scrive il prof Maggi.

Poi sottolinea che «Noi a scuola queste cose le facciamo da prima che voi questa mattina vi alzaste e pensaste 'Adesso dico che la scuola dovrebbe fare qualcosa'».

«La scuola fa già tutto il possibile, anzi, fa l’impossibile per formare i cittadini rispettosi e coscienziosi di domani. Sapete qual è il problema, cari esperti esterni? Che poi i nostri studenti escono da scuola e hanno a che fare con un mondo in cui vige la legge del più forte e del più furbo, dove la violenza, la prevaricazione e il culto di chi ha sono insegnati da figure molto più carismatiche degli insegnanti, che sono ritratti dalla società come dei perdenti che campano con 1500 euro al mese e che non sanno fare niente, men che meno il loro lavoro. Il problema non è quello che non si fa a scuola, ma quello che si fa fuori da scuola, scusate lo sfogo, ma mi sono abbondantemente rotto di certi sproloqui», ha concluso.

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