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L'episodio

Arbitro pordenonese colpito al volto da un giocatore espulso, partita sospesa

È successo in una partita di prima categoria tra il Pagnacco e il Deportivo di Tavagnacco. Il commento di Andrea Merlino, presidente dell'Associazione italiana arbitri: «È scosso, ma sta bene».

Prima gli insulti razzisti, e ora anche le mani addosso all’arbitro. Ieri, nel corso di una partita di prima categoria tra il Pagnacco e il Deportivo di Tavagnacco, è successo un altro episodio che va contro gli ideali dello sport. Un gesto grave, inaccettabile, che si è verificato al 28° del secondo tempo della partita valida per la 23° giornata di campionato di prima categoria, in provincia di Udine. È da questo campionato che gli arbitri, dopo le prime esperienze in provincia, possono essere designati oltre i confini delle singole sezioni, come nel caso del direttore di gara di Pordenone, Luca Giovannelli Pagoni. 

La partita viaggia sull’1 a 0 per il Deportivo, e dalle informazioni trapelate in queste ore non sembravano esserci episodi eclatanti. Gara in equilibrio, quindi. Fino a quando il giocatore del Pavagnatto Terry Frank Osadolor riceve il secondo cartellino giallo. Nessuno all’interno del recinto di gioco ha capito bene cosa è davvero accaduto, ma il calciatore ad un certo punto ha reagito colpendo l’arbitro in pieno volto. Compagni di squadra e avversari hanno tentato di trattenerlo e di  invitarlo a lasciare il campo. Ma a quel punto il regolamento parla chiaro dal momento che nessuno (è bene ricordarlo) può reagire in modo violento contro il direttore di gara. Triplice fischio finale, e gara sospesa. 

Andrea Merlino, presidente regionale dell'Associazione italiana arbitri, è stato tra i primi a sentirlo al termine della partita. «Ci siamo sincerati delle sue condizioni, che avesse effettuato tutte le visite in ospedale. È un episodio che si commenta da sé. Non ci sono giustificazioni di fronte a un gesto di questo tipo. Sono comportamenti che fanno male a tutti e credo che chiunque ami lo sport in generale non possa che censurare una vicenda del genere». 

Qualcuno potrà sostenere che si tratta di un caso isolato, per quanto sia grave.  Ma il presidente sottolinea che è proprio per questo motivo che non bisogna mai sottovalutare ogni singolo comportamento, dentro e fuori dal campo. «Pensavamo di essere immuni da simili episodi, ma purtroppo questi casi possono succedere anche da noi. Motivo per cui non bisogna tenere l'attenzione sempre alta da parte di tutti, dai settori giovanili in su». 

Come sta il ragazzo?

«Sta abbastanza bene. Un po' scosso. L'ho sentito più volte ieri sera, dopo la partita fino a che non è rientrato a casa. Il danno fisico in qualche giorno passa, rimane un certo tipo di ferita che è quella più difficile da rimarginare». 

Come risponderanno le associazioni?

«Credo che l'errore più grande sia sminuire un simile episodio. Bisogna, come in tutte le società civili, stigmatizzare qualsiasi tipo di aggressione, verbale e fisica. Da questo punto di vista la Lega Nazionale Dilettanti è al nostro fianco con il presidente Cancian. Abbiamo sempre fatto fronte comune contro qualsiasi forma di violenza. Ora, alla luce di quanto accaduto, bisogna avere il coraggio di prendere decisioni nette ma che vanno nella direzione del bene collettivo. Perché lo sport è di tutti, non di pochi».

Quali saranno le mosse future?

«In questo momento siamo ovviamente in contatto con Manuel Giacomazzi, presidente della sezione di Pordenone. Prima di attivare tutte le misure necessarie per la salvaguardia del nostro settore tecnico, dobbiamo attendere la decisione del giudice sportivo. Quando emetterà il comunicato, agiremo di conseguenza. Ma siamo fiduciosi delle valutazioni del giudice così da evitare che succedano di nuovo certi episodi». 

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