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Neda Day contro il regime iraniano: «La vita di donna vale la metà di quella di un uomo»

Parla il responsabile dell'associazione Taher Djafarizad in occasione della manifestazione "Donna, Vita, Libertà" che si è tenuta di fronte alla prefettura di Pordenone

Si è tenuta questa mattina alle 10:30 "Donna, Vita, Libertà”, la manifestazione dell’associazione Neda Day in collaborazione con Voce Donna e le principali organizzazioni sindacali. L’evento si è svolto di fronte alla sede della prefettura di Pordenone, davanti alla quale le persone hanno fatto sentire la propria voce a sostegno della comunità iraniana contro il regime dell'ayatollah Ali Khamenei. 

La stessa Amnesty International ha lanciato l’allarme. Dal primo giorno della protesta, avvenuta il 13 settembre, sono morte 525 persone per il semplice motivo di non accettare più ciò che il responsabile dell'associazione Taher Djafarizad definisce un vero e proprio Apartheid come quello avvenuto in Sud Africa. Subito dopo l'arresto, e la morte, di Mahsa (Zhina) Amini, una giovane curda di 22 anni, la gente ha cominciato a rifiutare quel modello giudicato da molti come repressivo rispetto alle libertà individuali. La ragazza era stata infatti fermata dalla polizia perché non stava indossando in maniera corretta il velo obbligatorio in quello Stato.

Dai primi mesi del 2023, si legge in una nota sempre di Amnesty, si sono verificate svariate esecuzioni che hanno colpito in particolare le minoranze etniche dell’Iran: almeno un arabo ahwazi, 14 curdi e 13 baluci sono stati condannati a morte.

Ma tutto questo non sembra influire sulle proteste che continuano nonostante le repressioni del governo iraniano e l'arresto di 19 mila persone, sempre secondo Amnesty International. La voce è arrivata forte e chiaro anche in Europa grazie alle iniziative portate avanti da Neda Day, che negli anni è riuscita a ottenere delle grandi conquiste per i diritti delle donne iraniane, a cominciare dalla risoluzione sulle spose bambine recepita dai Paesi membri dell'Unione europea. «Nessuna donna deve essere umiliata» - conclude Taher Djafarizad - «Per questo dobbiamo continuare a lottare».

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