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Asfo: piano approvato con i voti della minoranza, pesa l'astensione di sedici sindaci

L'attacco di Conficoni (Pd): «Un modo per smarcarsi dall'assessore alla salute Riccardi»

Il piano dell'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale è stato approvato. Il documento ha ottenuto l'appoggio di 12 Comuni (Pordenone, Porcia, Cordenons, Casarsa, Fiume Veneto, Cordovado, Valvasone, Spilimbergo, Sacile, Brugnera, Pravisdomini e Polcenigo), ma questo esempio mostra anche il rovescio della medaglia, ovvero l'astensione piuttosto marcata della maggioranza dei sindaci della Destra Tagliamento: Andreis, Zoppola, San Vito al Tagliamento, San Martino, Budoia, Morsano al Tagliamento, Sesto al Reghena, Roveredo, Claut, Vajont, Vivaro, Arba, Chions, Meduno, Maniago e Sequals. 

«L'astensione di oltre metà dei sindaci sul piano attuativo dell'Asfo ha un chiaro significato - afferma il consigliere regionale Nicola Conficoni riferendosi ai sedici amministratori che hanno scelto di non approvare il documento - il cambio di direzione non ha risolto i problemi del sistema sanitario nel Friuli Occidentale e il malcontento verso i disservizi è tale da spingere anche diversi eletti nel Centrodestra a smarcarsi dall'assessore alla salute Riccardi». 

Per l'esponente dem questa è una conferma «non solo del sentimento di forte insoddisfazione presente da tempo tra operatori e cittadini, ma anche di forti imbarazzi e divisioni nel centrodestra, manifestatesi già in campagna elettorale con alcune prese di distanza e ribadite più recentemente da tutto il gruppo consiliare di Fdi nel pordenonese, che ha affermato la volontà di vigilare sul futuro del Cro, palesando sfiducia verso l'operato della Giunta regionale».

Secondo Conficoni, «lo spostamento e promozione dell'ex direttore generale Polimeni in Arcs, non è sufficiente a risollevare la situazione. La ferita aperta non si è affatto rimarginata soprattutto perché la spinta verso il privato da parte della Regione sta ulteriormente indebolendo la sanità pubblica, penalizzata dalla fuga del personale. Serve dunque un cambio di rotta - conclude il consigliere dem - anche verso una più equa ripartizione delle risorse perché la forbice tra l'Asfo e le altre aziende del Fvg si è allargata e va necessariamente ridotta».

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