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Toponomastica di Pordenone, Viale Martelli: a chi è intitolato e perché

Medaglia d'oro al valore militare alla memoria

Alcune vie le percorriamo quotidianamente. Spesso, però, molti di noi, i più giovani semplicemente per comprensibili motivi anagrafici, non conoscono il significato della toponomastica. Perchè certe vie hanno certi nomi?

Qui parliamo di viale Martelli, intitolato al militare e partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria, Franco Martelli. Nel 1941 partecipò alle operazioni belliche in Slovenia, come capitano del Reggimento di "Cavalleggeri di Saluzzo", dato che il reggimento aveva la sua sede a Pordenone presso la Caserma Vittorio Emanuele III.

Toponomastica a Pordenone, chi era Franco Martelli

Franco Martelli, nato nel 1911 a Catania, nei giorni seguenti all'armistizio organizzò il movimento partigiano e comandò, per oltre un anno, la formazione "Ippolito Nievo", dipendente dalla 4ª Divisione "Osoppo-Friuli". Nel novembre del 1944 fu catturato dai nazifascisti e resistette per giorni e giorni alle più atroci torture. Prima di morire per fucilazione scrisse al tenente Michele Galati, di Belcastro (Catanzaro), per raccomandargli i suoi quattro figli in tenera età. Il tenente li adottò ed ebbero entrambi i cognomi.  

Al cimitero presso il quale è stato ucciso si trova una lapide e nel centro studi di Pordenone si trova un suo busto, realizzato dallo scultore Aldo Furlan. A Franco Martelli è stata dedicata una via anche nella sua città natale, Catania.

Questa la motivazione della Medaglia d'oro al Valor Militare che gli è stata conferita. «Organizzatore ed anima della formazione patriottica 'Ippolito Nievo', dopo lunghi mesi di fecondo lavoro cospirativo, scoperto ed arrestato non cede alle più dure sevizie con le quali il carnefice intendeva strappargli i nomi dei suoi collaboratori, orgoglioso solo di dichiararsi uno dei maggiori esponenti della 'Osoppo'. Condannato a morte manteneva un contegno fierissimo e dignitoso. Affrontava stoicamente la terribile ora ottenendo di essere fucilato al petto e di comandare il plotone di esecuzione e destando l’ammirazione nello stesso barbaro nemico. Cadde crivellato di colpi gridando: 'Viva l’Italia libera'. Esempio nobilissimo di altissimo amor di Patria, di eccezionale forza d’animo e retaggio luminoso per tutti i combattenti della libertà. Pordenone, 27 novembre 1944».

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