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La storia

Un pordenonese alla guida di una delle grandi del calcio di Spagna

Massimo Adalberto Benassi è il direttore generale del Deportivo, club dal passato illustre che attualmente è primo in terza divisione e vuole riprendersi il posto che gli compete nella Liga

Dall’accento potrebbe sembrare un dirigente locale spagnolo. Uno che è cresciuto guardando ogni domenica i biancoblu in uno stadio, come quello di Riazor, sempre gremito. Ma la cantilena trae in inganno dato che Massimo Adalberto Benassi, direttore generale del Deportivo de La Coruña, è originario della città di Pordenone. “Anche alla Luiss, dove ho svolto una lezione alla Business School, hanno notato la mia cadenza linguistica”, afferma ridendo. “A Pordenone ho frequentato le elementari alla Gabelli. La mia adolescenza l’ho invece passata sui banchi di scuola del Don Bosco, sia alle medie che alle superiori”.

Voglia di rinascita di un grande club

Il Deportivo scelto Benassi per la rinascita del club dopo anni passati nella terza divisione spagnola. Tutti ricorderanno il periodo in cui la squadra sfidava le più grandi d’Europa, sfiorando la finale di Champions League e vincendo un titolo e due Coppe del Re e tre Supercoppe di Spagna. Oggi è prima a dieci giornate dalla fine della Primera División RFEF. Il che si traduce, se tutto va per il verso giusto, in passaggio diretto in seconda serie. 

Una passione diventa professione

Massimo Adalberto Benassi racconta che la sua passione per il calcio non è nata proprio sui campi di gioco. “In realtà frequentavo la Gymnasium, dove praticavo nuoto agonistico. Il calcio, però, mi è sempre piaciuto. Giocavo al Don Bosco negli esordienti. Ho sempre apprezzato la parte organizzativa di un club da ragazzino: gestione della rosa, i contratti, trasferimenti, rapporto con i procuratori”.  Dopo aver studiato Giurisprudenza a Bologna, laureandosi con una tesi in diritto sportivo sugli stadi di proprietà, ha accettato due nuove sfide: un master in diritto sportivo e, nel 2017, un Mba in sport management al Real Madrid. “L’obiettivo è sempre stato di studiare il diritto sportivo, che ovviamente nel 2010 non era così articolato come lo è adesso. Quando mi sono trovato a dove decidere l’istituto, ho visto che il master più completo in quel momento era quello del Madrid”. 

Lo stadio del Deportivo de La Coruña

In più c’era la volontà di fare un'esperienza all'estero. “Ho imparato lo spagnolo, e se prima gli obiettivi erano altri, dopo quel master non sono più tornato in Italia”. Già all'università ha saputo cogliere le prime occasioni lavorative. Al trofeo "Gallini" ha ricoperto il ruolo di team manager responsabile dei viaggi delle squadre  Con un'agenzia svizzera si è occupato invece dell’organizzazione di ritiri ed eventi sportivi di alcune squadre professionali. 

Chi è stato il primo a contattarla?

“Mi ha chiamato il direttore generale del Leganés, una squadra del sud di Madrid. Il team era al secondo anno in Liga, e stavano cercando di strutturare un po' il club. Avevano bisogno di un profilo che parlasse inglese, che fosse laureato in giurisprudenza e avesse delle conoscenze abbastanza solide di diritto sportivo. Quando è terminata la stagione, è arrivata l’offerta dall’Ibiza che aveva appena comprato Marco Borriello. Siccome una squadra in terza serie era fallita si erano appena iscritti a quel campionato. Avevano quindi fretta di organizzare un club che fosse in grado di affrontare partite a livello semiprofessionistico. Da lì mi sono occupato di tutta la gestione commerciale, compreso il marketing”. 

Quali sono state le difficoltà riscontrate in questa prima avventura?

“Dopo solo un anno dI vita in Spagna doversi trovare a gestire un club del genere non è stato facile. Però i risultati alla fine ci hanno dato ragione. Nelle prime due stagioni siamo riusciti a qualificarci per la Copa del Rey (la prima volta nella storia dell'Ibiza) e a centrare i play-off per andare in seconda serie. Una promozione che è arrivata l’anno dopo”.  

E poi è arrivata l’offerta del Deportivo de La Coruña 

“Una grande emozione. Ho accettato la sfida come direttore dei ricavi, sviluppo del business, ma quest’estate c’è stato un cambio importante a livello dirigenziale. La proprietà ha scommesso su un personale giovane e dal primo luglio mi hanno nominato direttore generale”.

I tifosi

Puntate molto sui giovani

“Sia i club che la federazione cercano di scommettere sui giovani, senza sacrificare la qualità a livello organizzativo, che è sempre molto elevato. Un ragazzo che milita nel settore giovanile ha tante possibilità di giocare in prima squadra. I nostri esterni titolari al momento hanno 18 e 20 anni sono due prodotti del nostro vivaio. Se si sceglie questa filosofia alla fine i risultati si vedono anche nelle nazionali maggiori. In Spagna è più facile vedere anche nei club più grandi come il Barcellona un giocatore che ha 17 anni titolare in Champions League come Cubarsi. Al Deportivo abbiamo il 35% di giocatori in prima squadra che sono arrivati dal nostro settore giovanile. Una cosa che non molti club possono vantare”

I punti di forza del Dépor quali sono?

“Il sentimento e l'identità. I giocatori si sentono parte integrante del club e sentono il peso della maglia dato che in tanti di loro da tutta la vita sportiva stanno giocando nel Deportivo. A La Coruña i tifosi sono la vera colonna portante della società. Una cosa pazzesca. Su 250 mila abitanti più di 28 mila e 500 sono abbonati. Più del 10 per cento dei residenti in città. E in più ci sono tutti gli altri che vanno allo stadio”. 

Il calcio a Pordenone sta attraversando un brutto momento. Quale potrebbe essere un progetto per un nuovo club?

“Dovrebbero esserci due obiettivi importanti: il settore giovanile e la connessione con i tifosi. I ragazzi del vecchio Pordenone hanno sempre dimostrato di saper lavorare benissimo. Ma allo stesso tempo per una nuova realtà sarebbe necessario creare una forte connessione con la città e con l’intera provincia, puntando su fidelizzazione e su contenuti mirati in modo da rafforzare l'identità del Pordenone”.

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La foto dei tifosi del Deportivo de La Coruña-2

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