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C'è un po' di Italia nel controverso mondiale in Qatar

Cimolai ha costruito la copertura dello stadio Al Bayt, impiegando 450 persone

In Qatar sta per iniziare il campionato mondiale di calcio più discusso e controverso di sempre, dove durante i lavori per realizzare tutte le infrastrutture necessarie sono morte 6.500 persone. 
In concomitanza con questi dati, pubblicati da The Guardian, è arrivata una notizia sulla partecipazione italiana a questo evento. 
Non è la nazionale, che per la seconda di fila non giocherà i mondiali, ma l’azienda Cimolai che ha costruito le coperture dello stadio dove si terrà la partita inaugurale della competizione. 
Lo stadio Al Bayt sorge nella città di Al-Khor, a circa 60 chilometri a nord di Doha, ed il suo nome deriva da "bayt al sha'ar", ovvero le dimore storicamente utilizzate dai popoli nomadi in Qatar e nella regione del Golfo. Questa “tenda” assurgerà ad essere la più grande del mondo, visto che l’impianto, si estende su una superficie di circa 1,4 chilometri quadrati, per 320 metri di lunghezza, 280 metri di larghezza e 73 metri di altezza, e può contenere fino a 65.000 posti a sedere. 

La copertura fatta da Cimolai è caratterizzata da un tetto largo 100 metri, lungo 160 metri e pesante 25 mila tonnellate, che si estende da una parte all’altra del terreno di gioco. La mega copertura impiega circa 20 minuti per aprirsi e chiudersi in due metà verso il centro del campo e può anche essere traslata totalmente verso nord, per favorire una maggiore penetrazione del sole e consentire l’illuminazione del manto erboso.
Per costruire l’intera struttura, la Cimolai ha impiegato oltre 30mila tonnellate di acciaio, realizzando tubi di diametro variabile fino a 813 mm, negli stabilimenti di San Giorgio di Nogaro, Monfalcone, Polcenigo e Roveredo in Piano. I tubi e le altre componenti sono state trasportate in Qatar via mare, partendo dai porti di Monfalcone e di San Giorgio di Nogaro.
Nei cinque anni di lavoro in Qatar, a partire dal 2016, Cimolai Spa ha coinvolto 450 persone.

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