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Tigli alla Ex Fiera, la ferita che la città farà fatica a rimarginare

L'abbattimento degli alberi è un giorno che segna la storia di Pordenone

Le motoseghe si accendono presto per tagliare un pezzo di storia della città. I primi tigli sono già ridotti a ceppi prima delle otto del mattino, 90 anni per crescere, qualche minuto per essere eliminati. Pordenone è ferita, il 13 marzo 2024 le è stato inferto un colpo che a fatica si rimarginerà. Mai nella storia recente della città un'opera pubblica aveva creato così tanto attrito e mai, dal 2016, Alessandro Ciriani si era trovato a dover gestire così tante critiche, per la prima volta arrivate anche da una parte dei suoi elettori. L'abbattimento dei tigli dell'Ex Fiera è un colpo al cuore per molti pordenonesi. 



Tutto questo si poteva evitare? Certamente. Sulla riqualificazione della zona nessuno ha mai avuto niente da dire, nemmeno gli attivisti più esposti, ma la mobilitazione popolare è partita per la perdita del campetto e dei tigli, che sono lì dal 1935 (anche se sembra esserci ostracismo a volerne rendere pubblica l'età). Il Comune ha scelto di tirare dritto ed evitare il dialogo. E proprio il dialogo avrebbe permesso di fare a meno di tutto questo, dai cortei alle dimissioni dell'assessore all'Ambiente, per arrivare alle cause in tribunale. 

Certamente in città c'è chi è ben disposto a sacrificare i tigli. È un tipo di progresso che ricorda logiche care alla fu Unione Sovietica, ampiemente superato nel ventunesimo secolo. A sostegno del progetto si sono mossi in pochi: l'effimero comitato delle associazioni sportive con sparuti supporters davanti alla loggia del municipio, i sostenitori indefessi del sindaco e i suoi fedelissimi. E proprio tra questi c'è chi si è privatamente dichiarato contrario all'intervento. Privatamente, perché pubblicamente nessuno nella destra locale si è mai permesso di mettere in discussione la scelta del primo cittadino.

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Pordenone è una piccola città, che dovrebbe e potrebbe essere gestita come una comunità. L'Ex Fiera era un luogo della pordenonesità, i suoi tigli una parte inscindibile. L'amministrazione comunale ha disatteso le promesse, rimangiandosi quanto garantito in precedenza. Ciriani a luglio 2022 disse: «C'è chi inizia a scaldare i motori della polemica, a preconizzare tagli di alberi (che non avverrà)». Oggi, meno di due anni dopo, qualcosa si è rotto mentre gli alberi venivano abbattuti. Ad avvelenare ulteriormente il clima c'è la gestione del cantiere (i cui costi tra l'altro sono raddoppiati). La recinzione con mura alte tre metri per non far vedere dentro, un dispiegamento di forze di polizia assolutamente esagerato per la situazione e in ultimo il cartello che avvisa della presenza della vigilanza armata. 

Tra un paio di giorni degli alberi resterà solo un ricordo e i riflettori sul cantiere si spegneranno. A noi il compito di tenerli accesi sulle responsabilità politiche (nel bene e nel male) di una città che dagli anni '60 in poi ha dimenticato troppo del suo passato e con fretta. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. 

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