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«Riaprire subito il punto nascite»: la lunga marcia da San Vito a Pordenone

La manifestazione si è tenuta oggi, 16 gennaio, di fronte alla sede dell'Asfo al Bronx

È stata una lunga marcia quella sostenuta questa mattina da una delegazione del Comitato Sanvitese per la sanità pubblica. Un gruppo ha percorso più di venti chilometri a piedi partendo dall’Ospedale di San Vito al Tagliamento in direzione della sede dell'Asfo di Pordenone. Una mezza maratona a sostegno della sanità pubblica e della riapertura del punto nascite di San Vito. «Siamo tornati qui, oggi numerosi, perché già nel 2022 il Direttore Generale in un incontro ci ha detto che non sarebbe mai venuto in un'assemblea a San Vito», affermano gli organizzatori della marcia. Dal ponte di Adamo ed Eva si sono diretti verso il Bronx dove alle 14 hanno cercato di fare sentire la loro voce in un'azione di protesta rivolta ai vertici dell'azienda sanitaria, «colpevoli di aver ignorato quanto stava accadendo nel reparto, sotto la direzione della Dott.ssa Pinzano. Dichiarando insicuro il punto nascita hanno dichiarato la loro incapacità a gestire un bene che gli era stato affidato. E per questo» - prosegue un esponente del Comitato - «abbiamo chiesto le loro dimissioni».

L'associazione ha più volte marcato che la mancanza di sicurezza in un reparto è una responsabilità di chi gestisce l'ospedale. Un difetto che è stato usato come «motivazione per chiudere il punto nascite rendendosi complici dei vertici politici regionali Fedriga e Riccardi che meno di un anno fa avevano assicurato il mantenimento del servizio di San Vito».

Il Comitato ha inoltre marcato il fatto che non si sia trovata una soluzione alternativa visto che «l'ostetricia di San Vito  fa parte dello stesso dipartimento di quella di Pordenone e le equipe potevano spostarsi come già facevano per gli interventi di ginecologia». Ciò invece non è avvenuto, portando alla chiusura di una struttura funzionante, ristrutturata interamente negli ultimi anni e utilizzata da abitanti di Codroipo e del vicino Veneto.

Manifestazione per la riapertura del punto nascita

I sindacati: «Basta con le continue esternalizzazioni»

Presenti alla manifestazione anche le organizzazioni sindacali che si sono soffermate sulle continue esternalizzazioni dei servizi al cittadino che stanno colpendo anche la sanità del Friuli occidentale, dalla radiologia al centro prelievi. Il segretario della Cgil Maurizio Marcon parla di una  «reazione importante contro la scelta dell'azienda sanitaria di chiudere un punto nascite d'eccellenza per tutto il territorio pordenonese». Allo stesso tempo è intervenuto sull'argomento Giuseppe Perricone, segretario della UGL Salute Friuli-Venezia Giulia. «Avevamo già lanciato l’allarme a fronte di un continuo ricorso alle esternalizzazioni dei servizi che ora stanno assumendo la veste di una deriva pericolosissima. E allora siamo ancora una volta a urlare con forza il nostro No a questo tipo di scelte ribadendo come chi lavora debba continuare a essere dipendente del servizio pubblico. Per questo chiediamo che lo studio di fattibilità commissionato da ARCS e condiviso dai vertici ASFO venga subito bloccato».

I commenti della politica

Il segretario del Pd provinciale pordenonese Fausto Tomasello parla di una «massiccia partecipazione» che testimonia «la crescente preoccupazione della comunità per quanto sta accadendo nel panorama sanitario del Friuli Occidentale. L'atmosfera serena, civile e determinata che è circolata tra i cittadini conferma la nostra convinzione a impegnarci sempre di più per preservare e potenziare i servizi sanitari locali, in particolare il Punto nascita di San Vito al Tagliamento». L'esponente del Pd, che ha preso parte al presidio sotto la sede dell'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale, ha dichiarato che «la Giunta regionale con le sue decisioni politiche sembra essere impegnata nel progressivo smantellamento della sanità pubblica nella regione. Le scelte attuate stanno avendo un impatto diretto sulla qualità delle cure offerte ai cittadini, suscitando legittime preoccupazioni tra la popolazione». Il Partito democratico di Pordenone chiede quindi «un'immediata revisione delle politiche sanitarie regionali al fine – conclude Tomasello - di garantire un accesso equo e di qualità ai servizi sanitari fondamentali».

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