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Minuto di rumore per Giulia Cecchettin, Galiano legge i commenti: «Comincio a capire perché i ragazzi non hanno fiducia nel mondo adulto»

Lo sconforto del professore per le reazioni al video che aveva pubblicato

«Geniale questa cosa, comunque, che i ragazzi si sono inventati oggi». Il professor Enrico Galiano, ieri, martedì 21 novembre, aveva espresso sui suoi canali social il suo apprezzamento per il minuto di rumore. In tantissime scuole in tutto il Paese moltissimi studenti avevano scelto di farsi sentire e, al posto del tradizionale minuto di silenzio proposto anche dal Ministro Valditara, avevano voluto manifestare in quel modo la loro vicinanza alla famiglia e alla sorella di Giulia, Elena, mostrando così come sia inaccettabile una morte ogni 72 ore per femminicidio.

Tra i commenti al post di Galiano, però, oltre a messaggi di approvazione («I ragazzi sono sempre avanti», «Bravissimi! Mi sono venute le lacrime! Spero che i ragazzi prendano la consapevolezza di tutto ciò e farne lezione di vita!», ne sono comparsi altri di tenore decisamente diverso, che hanno portato Galiano oggi, mercoledì 22 novembre, a un'amara e realistica riflessione:  «Pubblico un video dove si vedono migliaia di ragazzi scegliere il minuto di rumore al posto del minuto di silenzio. Un'iniziativa spontanea, forte, come non se ne vedevano da anni. I commenti sotto al mio video: 'Queste cose non servono a niente!',  'Volevano solo perdere tempo!',  "Che facessero qualcosa invece di queste ca55ate!". Comincio a capire perché sempre più ragazzi non hanno più alcuna fiducia nel mondo adulto. E, sinceramente, non posso dargli tutti i torti».

C'è chi per rincuorare il professore ha scritto: «Veramente tristi quei commenti, hai ragione. Per fortuna non tutti però». «C'erano sì i commenti positivi, ci mancherebbe. Ma la quantità di quelli negativi è oggettivamente sconfortante», ha replicando Enrico Galiano, indubbiamente deluso dalle reazioni di alcuni suscitate dalle pubblicazione del video in cui migliaia di ragazzi hanno scelto di far rumore per ricordare a scuola, una ragazza, Giulia Cecchettin, l'ennesima vittima di femminicidio.



 

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