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LA POLEMICA

«Meno Promessi Sposi, in classe i film della commedia all'italiana»: il professor Maggi contrarissimo all'idea del 'ministro' Vanzina

Il professor pordenonese contro la proposta del regista: «I cinepanettoni utili a capire quando il cinema italiano ha cominciato a morire»

L'intervento era destinato a far discutere e così è stato. Enrico Vanzina, durante un'intervista condotta dal giornalista Stefano Zurlo e dal rettore dello Iulm, Gianni Canova, esprimendo una visione provocatoria del cinema e della cultura italiana ha detto che, se fosse stato ministro, vrebbe dato maggiore risonanza ai film di commedia italiana nelle scuole rispetto ai classici della letteratura e ha sottolineato l'importanza del cinema come specchio della società.

«Meno Promessi Sposi, una volta a settimana i film della commedia italiana in classe, così capiamo chi siamo e da dove veniamo», ha detto Enrico Vanzina, rimarcando come, a suo dire, «la commedia italiana abbia antipato tutto».

Togliere ore alla comprensione dei Promessi Sposi e allo studio di Alessandro Manzoni, in favore di cinepattoni e affini? Una proposta decisamente inaccettabile per Andrea Maggi, il professore pordenonese che presto rivedremo anche su Rai 2 ne "Il Collegio".

«Sono il professor Maggi del Collegio, vi porteremo negli anni 2000»: il conto alla rovescia per la nuova edizione| IL VIDEO 

«Sicuramente sì è trattato dell’effetto di un colpo di calore; anzi, spero che sia una di quelle fake news che poi vengono smentite. Ciò non fosse, per capire meglio chi siamo sarebbe proprio il caso di leggere di più e meglio I promessi sposi. Ci ho scritto un libro, nel mio piccolo, per spiegare quanto ancora oggi la lettura del romanzo di Manzoni ci aiuti a capire meglio il nostro presente, come anche a prevedere il nostro futuro. La storia di Renzo e Lucia è una metafora perfetta del mondo contemporaneo, dove la gente comune è schiacciata da una classe al potere totalmente sorda alle richieste della base. La gente chiede pace e riceve guerra. Chiede benessere e ottiene povertà. Chiede tutela per l’ambiente e riceve inquinamento a palate. Chiede giustizia e ottiene ingiustizia.

I promessi sposi è il romanzo del riscatto degli umili, che sopportano soprusi inimmaginabili e che alla fine ricevono una ricompensa che all’inizio “era follia sperar”, per citare la fine di un verso del Cinque Maggio. Mai come oggi I promessi sposi può farci capire bene come funziona il mondo, se letto e spiegato come si deve. E Manzoni ci ha messo più di vent’anni per scriverlo e raffinarlo. Voleva un’opera perfetta, per rispetto dell’intelligenza dei suoi lettori. E non ci ha guadagnato un soldo di cacio. Tenetelo presente», ha scritto sui suoi canali social.

Poi, l'affondo finale: «I cinepanettoni invece sono pensati per suscitare la risata grassa attraverso la stimolazione degli istinti più bassi degli spettatori, nel pieno disinteresse dell’intelligenza degli spettatori, giacché di intelligenza non ne serve per seguire le trame di certi orrori. E sono pensati solo a uno scopo: fare cassa.
Ma spezzo una lancia a favore del Vanzina: i cinepanettoni sarebbero di certo ottimi da analizzare dal punto di vista antropologico, per cercare di capire da quale momento storico il cinema italiano ha incominciato a morire».

Tra i commenti tanti la pensano come il professore: «Più passa il tempo più è contemporaneo», «Capolavoro della letteratura italiana», «Concordo in pieno, resta un capolavoro sempre attuale», «Approvo al 100%», «Bisognerebbe fare più Promessi Sposi. Che si conoscano a memoria». 


 

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