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La denuncia

Troppi pazienti e farmaci in ritardo: «Se non si abbassano i tempi di attesa pronti ad andare dal prefetto»

L'allarme del segretario provinciale del Nursind, Gianluca Altavilla: «Ci sono pazienti che aspettano anche sette ore tra la visita e l’inizio della somministrazione e il personale è sotto stress. Bisogna potenziare Pordenone e San Vito al Tagliamento»

Sanità sempre più in crisi in provincia di Pordenone. L'incremento degli accessi giornalieri ha portato a un aumento dei tempi di attesa per i pazienti e a un maggior carico di lavoro per il personale medico infermieristico. Una situazione diventata insostenibile per i dipendenti degli ospedali della Destra Tagliamento. La denuncia arriva dal segretario provinciale del Nursind, Gianluca Altavilla dopo la sospensione dell’ambulatorio di Pordenone per covid. «Permane una media di 70 pazienti trattati giornalmente, con punte di 89. Si ribadisce che il carico di lavoro è determinato non soltanto dal numero di pazienti (quantità), ma anche dalla complessità degli schemi terapeutici, cui si aggiungono ritardi della consegna dei farmaci anche di due ore. Tale situazione sta determinando malessere nei professionisti, col rischio di aumento dello stress lavoro correlato e malattie».

Altavilla lancia dunque un appello ai vertici della sanità. «Conscio che la responsabilità dell’organizzazione e dei fatti descritti non è adducibile alla direzione, bensì dipartimentale, ricordo che i fatti descritti sono noti dal 2021 e la situazione non è migliorata, anzi come i gamberi si è tornati indietro - ha rimarcato Altavilla -. La Regione, con delibera 1006 del 2023, dà la possibilità di fare il trattamento anche in reparto in regime di day hospital, con un riflesso di qualità per il paziente che non deve aspettare ore su ore, ma il capo dipartimento non ha preso in consideratone questa opportunità».

Il mese prossimo potrebbe esserci una svolta, anche se al momento sono solo voci e indiscrezioni che arrivano ai sindacati. Altavilla ha dunque inoltrato delle proposte concrete. Ma se non si vedranno cambiamenti strutturali all'interno dell'azienda sanitaria, le associazioni sono pronte ad andare dal prefetto. «Si vocifera che, forse a maggio, si dovrebbe aumentare i trattamenti nelle sedi periferiche: basta parole, bisogna agire, dando qualità ai pazienti - è l’istanza del Nursind -. Quindi servono in primis una rivalutazione della programmazione delle agende di prenotazione applicando dei blocchi, stimando 60 prestazioni di infusione chemioterapia, da dieci a quindici trattamenti fissi a Pordenone tutti i giorni, con relativo potenziamento della pianta organica, dando l’opportunità a chi viene fuori regione di essere più vicino ai servizi (treno e hotel), revisione dell’inserimento degli schemi in uso relativi a tempi e modi di allestimento e somministrazione stabilendo i criteri di classificazione (algoritmo decisionale) delle terapie in lunghe, medie, brevi, veloci. In tal modo verrebbero definiti puntualmente i numeri delle chemioterapie (chemioterapia/posto-letto/complessità) in un’ottica di elevata qualità assistenziale e organizzativa». 

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