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Giornata del ricordo, Ciriani: «Revocare l'onoreficienza a Tito»

L'intervento del sindaco in occasione della cerimonia di deposizione della corona presso la lapide che commemora le vittime delle Foibe

Oggi, in occasione della Giornata del Ricordo, si è svolta alle 10 la cerimonia di deposizione della corona davanti alla lapide in ricordo delle vittime delle foibe. Un momento che è stato preceduto alle 9 dalla commemorazione del questore di Fiume Giovanni Palatucci avvenuta al parco San Valentino. Il rituale si è tenuto nel cortile dell’ex provincia di Pordenone in corso Garibaldi nonostante il meteo non proprio benevolo. All'evento hanno partecipato tutte le autorità istituzionali, ma a prendere la parola sono stati il sindaco Alessandro Ciriani e Gianni Giugovaz, del Comitato Anvgd di Pordenone. 

Il primo cittadino riferendosi ai massacri delle foibe ha parlato di «un genocidio di italiani. Chi nega tutto questo» prosegue Ciriani, commette lo stesso grave errore di  «chi ancora rifiuta l'olocausto e di qualsiasi altro eccidio.  Evidentemente, il termine foibe non ha per qualcuno, ancora preda di visioni ideologiche condannate dalla storia, lo stesso peso drammatico delle parole Shoah e dei campi di concentramento».

Furono migliaia le persone massacrate che subirono fucilazioni tortura, processi sommari, annegati o gettati nelle foibe senza alcuna ragione. Allo stesso tempo decine di migliaia di italiani fuggirono dalle zone dell'Istria e la Dalmazia: cinquantacinque mila da Fiume, trentaduemila da Pola; ventimila da Zara; quattordicimila da Capodistria, e ottomila da Rovigno. «Fu ingiusto e sconvolgente ciò che avvenne allora - continua Ciriani - Dovremmo invece condannare tutti e sempre la diabolica responsabilità di chi ha compiuto i più atroci genocidi, indipendentemente dalle diverse divise indossate, dai colori di partito e dei regimi politici».

«Foibe come ultima tappa di un processo di slavizzazione»

Se in questo caso lo Stato sta facendo qualcosa come hanno ricordato Ciriani e Giugovaz (è stato infatti istituito il Museo del Ricordo che avrà la sede a Roma), il sindaco rincara la dose. Spero che si chiuda l'iter per la revoca del titolo di Cavaliere di Gran Croce, massima onorificenza della repubblica italiana, al maresciallo Tito» continua Ciriani il quale sostiene che il massacro delle foibe fu «l'ultimo atto di un percorso iniziato nel 1860 con un processo di slavizzazione forzata di terre che furono prima romane e poi per quasi mille anni veneziane». 

Giugovaz: «C'è ancora molto da fare»

Sull'esodo giuliano dalmata è intervenuto anche Gianni Giugovaz che sostiene che bisogna fare ancora molto soprattutto nelle scuole. «Lo ha riconosciuto anche il presidente Mattarella ieri inserendolo a pieno titolo una parte della storia italiana. La nostra vicenda finora non ha avuto il tempo e lo spazio pubblico per essere adeguatamente elaborata e diventare simbolo collettivo, come invece è caduto ad altre tragedie».

Eppure non risparmia riferimenti al presente: «Come possiamo stare qui a ricordare le devastazioni che ci hanno distrutto, i nostri morti assassinati e rimanere distratti o peggio ancora indifferenti sulle sofferenze che in questo preciso momento in cui parlo accadono in tante parti del mondo? Dobbiamo unire tutte le energie che abbiamo, unirci, e ascoltare il grido di dolore dalle moltitudini di persone ancora oggi brutalizzate e uccise».



 

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