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Vandali al Mattiussi, «serve educazione di strada»

Intervento dei consiglieri comunali Saitta e Del Ben

Dopo l'intrusione di un gruppo di vandali all'istituto Mattiussi, sui fatti interviene la politica. 
«I gravi fatti accaduti al Matiussi l'ultimo giorno di scuola devono far riflettere l'intera comunità», sostengono i consiglieri comunali del Partito Democratico Francesco Saitta e  Antonella Del Ben. 
«Questi fatti non posso che riaccendere i riflettori sulla situazione giovanile, evidenziando una problematica che va oltre al fatto in sé e non può che interrogarci sul benessere dei nostri giovani. Troppi episodi di violenza e teppismo che sono evidenza di un malessere diffuso che purtroppo sempre più spesso sfocia anche in questi modi».

I due consiglieri, che spesso sono intervenuti su questi temi, chiedono all'amministrazione una sempre maggiore attenzione e propongono un approccio più diffuso e attento alla quotidianità dei ragazzi

«I singoli episodi come questo vanno certamente sanzionati e speriamo che le indagini portino presto i loro frutti. Ma dobbiamo lavorare affinché non accadano più. Per farlo bisogna riportare i giovani alla concretezza del reale, proponendo loro una quotidianità ‘vera’ che controbilanci il virtuale degli smartphone, di cui spesso abusano. C’è necessità di incoraggiare le iniziative di socializzazione, riscoprire i propri quartieri, creare occasioni sane di incontro, anche sfruttando iniziative e associazioni che già operano nel territorio a stretto contatto con i giovani. Da anni chiediamo anche un investimento forte sull'educazione di strada, ma ancora stiamo attendendone la concretizzazione, al di là degli annunci».

«Tale approccio - proseguono i consiglieri - è positivo e da implementare perché tende migliorare la condizione dei singoli adolescenti e prevenire il disagio agendo su situazioni riconosciute come a rischio. Per fare ciò è essenziale passare da strategie di pura prevenzione a strategie di promozione di processi di crescita positivi intenzionalmente orientati. I centri di aggregazione giovanile sono necessari ma non sufficienti, non intercettano tutti i e probabilmente pochi che ne hanno davvero bisogno. Il lavoro di strada li integrerebbe perché comporta il dover raggiungere i ragazzi nei luoghi della loro quotidianità e del tempo libero: le piazze, i bar, le panchine, l’oratorio, per proporsi in una relazione educativa che consente al ragazzo di sentirsi “accolto”, visto, accettato e valorizzato. E' davvero il momento di metterlo in atto in modo articolato e strutturato», concludono i due consiglieri dem.

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