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L'intervista / Spilimbergo

Un mosaico nella stazione di New York, Travisanutto: «Un sogno lavorare con Yayoi Kusama»

Il direttore dell’azienda di Spilimbergo si racconta dopo l’ultima opera realizzata alla Central Station in collaborazione con Miotto mosaics

Erano i primi giorni di ottobre quando il New York Times cominciò a rivelare i primi dettagli di una delle ultime opere di Yayoi Kusama. Un’artista eclettica, geniale, che aveva scelto di lascare il segno in uno degli spazi più frequentati della città americana: la Grand Central Madison. Questo progetto è partito nel 2006 ed è costato 11 miliardi di dollari entrando di diritto nella lista delle grandi opere realizzate a New York. Con queste infrastrutture inoltre si creano delle vere e proprie occasioni per gli artisti grazie a una legge apposita che consente di decorare alcune zone specifiche del progetto realizzato o di riqualificazione se si tratta di un lavoro giù compiuto. E allora ecco che entra in gioco Miotto mosaics, uno studio che, proprio insieme allo studio di Spilimbergo Travisanutto mosaics srl, ha realizzato fino ad ora sessanta opere musive in quello che viene definito il più grande museo sotterraneo al mondo.

Questa partnership arriva da molto lontano come ci racconta Fabrizio Travisanutto, uno dei responsabili del progetto di Yayoi Kusama “Message of Love, Directly from My Heart unto the Universe” inaugurato a New York. «Stephen Miotto quando era solo un ragazzo visitava spesso il laboratorio dove lavorava mio padre  durante gli anni ’70, quando si era trasferito negli Stati Uniti. Ad un certo punto, nel 1976, Stephen decise persino di frequentare un anno di corso nella scuola di mosaico a Spilimbergo». Un suggerimento che, bisogna dirlo, gli portò fortuna dato che fu lui a realizzare la prima metropolitana in mosaico nella città americana.

mosaico new york

Ma com’è iniziato davvero questo percorso?

«Se oggi possiamo realizzare queste opere d’arte il merito è della direttrice dell'MT Arts and Design Sandra Bloodworth. È stata sua l’idea di portare i mosaici in metropolitana dopo essersi innamorata di Venezia e la sua storia, e voleva che il vetro di Murano potesse in qualche modo arricchire le zone della stazione. E il mosaico da questo punto di vista si sposa tantissimo con la metropolitana. Può essere a pavimento, installato su una parete o in soffitto, ma qualunque cosa possa succedere non è soggetto a nessun tipo di corrosione, mantenendo la sua qualità nel tempo».

Cosa l'ha colpita del lavoro di Yayoi Kusama?

«I colori. Quando ci siamo trovati di fronte ai bozzetti pensavamo ci fossero una marea di sfumature. E invece ci siamo accorti che lei lavora solo con tredici tinte che mescolate insieme danno l’impressione di avere un’infinità di gradazioni cromatiche. Per questo nel momento in cui ci ha mandato questi piccoli quadratini di legno insieme alla ditta veneziana Mosaici Donà Murano abbiamo cercato di riprodurre fedelmente il materiale richiesto. Il risultato è andato oltre le loro aspettative perché siamo riusciti davvero a riflettere i suoi dipinti usando un linguaggio diverso come quello del mosaico. L’opera, con le sue pennellate irregolari, anche in questo caso trasmette una naturalezza e una spontaneità che la rende unica».

Non proprio una passeggiata realizzarla

«Ci abbiamo messo quasi 500 giorni di lavoro per terminare un pannello di più di 80 metri. Ma tutto questo rientra nella nostra filosofia che sta alla base delle scelte che stiamo portando avanti da oltre 40 anni: prodotti di qualità che nessun altro al mondo è in grado di fare. Sarebbe infatti un sogno portare personalmente un pannello musivo direttamente a Yayoi Kusama. E magari, chissà, avere la possibilità di incontrarla».

I prossimi progetti?

«Oltre al lavoro in Thailandia (un progetto in micromosaico che risale a 153 anni fa commissionato dal re Rama X) abbiamo in programma anche l'ambasciata di Beirut, due alberghi negli Stati Uniti e diverse chiese da Hanoi in Vietnam fino a Manila nelle Filippine».

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