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l'incontro / Erto e Casso

Papa Francesco ricorda il Vajont: «A causare la tragedia l'avidità di profitto»

Il Santo Padre ha ricevuto oggi al Palazzo Apostolico Vaticano una delegazione accompagnata dal vescovo della Diocesi di Belluno-Feltre, monsignor Renato Marangoni, e dal presidente della Provincia bellunese, Roberto Padrin

Si è tenuto oggi, 19 gennaio, l'incontro tra Papa Francesco e una delegazione della popolazione colpita 60 anni fa dalla tragedia del Vajont. Presenti all'udienza l'Associazione "Vajont - il futuro della memoria" insieme al monsignor Renato Marangoni (vescovo della Diocesi di Belluno-Feltre), e il presidente della Provincia Roberto Padrin. Il 9 ottobre 1963 l'intera comunità al confine tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto fu colpita da uno dei disastri naturali più gravi mai accaduti nel Novecento. Un'ondata catastrofica, che spazzò via interi paesi e frazioni da Erto e Casso a Longarone, provocando 1.910 vittime.

Il Papa: «Siete gocce silenziose che hanno formato questa grande ondata di bene»

«Portate a Roma un pesantissimo carico di memoria e di sofferenza» afferma il Papa rivolgendosi ai presenti in ricordo di quel tragico evento avvenuto nel 1963. «Già solo con la vostra presenza rappresentate un’ondata di speranza. Penso a tutte le gocce silenziose che hanno formato questa grande ondata di bene: ai soccorritori, ai ricostruttori, ai tanti che non si sono lasciati imprigionare dal dolore ma hanno saputo ricominciare. Voi siete artefici, voi siete testimoni di questi semi di risurrezione, che forse non fanno molta notizia, ma sono preziosi agli occhi di Dio, “specialista in ripartenze”». 

«Sul Vajont si è anteposto la logica del guadagno alla cura dell’uomo e dell’ambiente»

Papa Francesco ha elogiato la forza e la coesione della comunità nonostante il dolore di quelle ferite provocate dal disastro. «Com’è nell’indole della vostra gente, avete fatto tanto bene senza molte parole, ma con grande impegno e concretezza, rimboccandovi le maniche: così avete riedificato con cura lì dove l’incuria aveva provocato distruzione ». 

Il Pontefice ha poi marcato le vere cause della tragedia del Vajont. Non ci furono, secondo il Papa, «sbagli di progettazione o di realizzazione della diga, ma il fatto stesso di voler costruire un bacino artificiale nel luogo sbagliato. E tutto  per aver anteposto la logica del guadagno alla cura dell’uomo e dell’ambiente in cui vive».

Il Pontefice: «L'avidità di profitto ci fa sentire onnipotenti»

Ciò è importante ed essere in grado di imparare dai nostri errori. Mentre si sta «sgretolando la casa comune» l’uomo non smette di commettere gli stessi sbagli che hanno portato a eventi tragici come il Vajont. «L'avidità di profitto, un delirio di guadagno e di possesso sembra far sentire l’uomo onnipotente. Ma è un grande inganno, perché siamo creature e la nostra natura ci chiede di muoverci nel mondo con rispetto e con cura».

Se l’avidità, come questo episodio insegna, distrugge, la fraternità, prosegue il Papa, costruisce e dà speranza. «Non mi stanco di ripetere - conclude il Pontefice - che la cura del creato non è un semplice fattore ecologico, ma una questione antropologica: ha a che fare con la vita dell’uomo, così come il Creatore l’ha pensata e disposta, e riguarda il futuro di tutti, della società globale in cui siamo immersi. E voi, di fronte alla tragedia che può scaturire dallo sfruttamento dell’ambiente, testimoniate la necessità di prendersi cura del creato».

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