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Lunedì, 29 Aprile 2024
Musica

Sick Tamburo: «Non credere a nessuno è un viaggio a tappe nell'esistenza umana»

L’intervista a Gian Maria Accusani, frontman del gruppo pordenonese che il 21 aprile ha pubblicato il sesto album di inediti 

"Non credere a nessuno” era nato sotto forma di ritornello come ci racconta Gian Maria Accusani, frontman dei Sick Tamburo. Poche parole ma di grande impatto che riescono a riassumere l’intero approccio rivoluzionario del gruppo pordenonese che dal 21 aprile ha pubblicato il sesto album di inediti per l’etichetta La Tempesta. A quel punto non poteva essere relegata a una strofa di una canzone. Doveva essere il titolo di questo viaggio musicale, e così è stato. Il messaggio si è diffuso a tal punto da diventare la colonna portante di questo ultimo lavoro dei Sick Tamburo che si sono da sempre posti l’obiettivo di trovare nuove fonti d’ispirazione per i loro brani, mettendo insieme la sensibilità e poetica della scrittura di Accusani con una grafica accattivante realizzata dal fumettista e illustratore Alessandro Baronciani. 

«Non mi sono mai posto dei limiti - afferma il frontman - ascolto chiunque con grande interesse, dal grande luminare al più umile imbianchino di un paese sperduto, ma ho imparato una cosa nel corso della carriera: a non credere mai a nessuno. Le uniche cose a cui credo sono quelle che sperimento, perché solo la sperimentazione mi porta a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è».

Come descriverebbe allora questo sesto album di inediti?

«Dal punto di vista strettamente musicale posso dire che è presente l'impronta stilistica dei Sick Tamburo. Un rock alternativo che si mescola con tanti altri generi dall'elettronica fino al cantautorato. Ci sono certamente degli elementi di novità ma la nostra identità è rimasta immutata, come i riff di chitarra che si mescolano con l’elettronica in un’eterna melodia. 

L’album è una sorta di viaggio nell'esistenza umana. Ogni canzone è una tappa nel percorso della vita, una sorta di tappa obbligata che ognuno di noi deve in qualche modo affrontare nella vita, dai primi incontri, le delusioni, fino alle perdite e le deviazioni che ognuno, in un modo o nell’altro, porta dentro con sé». 

Per sempre con me è un brano innovativo ed estremamente ancorato all’identità del gruppo. Come si fa a trovare il giusto equilibro in una canzone?

«Come tutti i pezzi dei Sick Tamburo si comincia sempre dalla chitarra. Ma nel caso specifico per terminarlo mi è venuta l'idea di arrangiarlo in maniera del tutta diversa dagli altri in modo da riscoprire le sonorità tipiche degli anni 80 della new wave e della electro wave dove si usava tanto il synth come ci hanno insegnato gruppi come i Soft Cell e i Depeche Mode».

Quanto è cambiata la ricerca nella musica? 

«La grossa differenza è che prima della rivoluzione digitale il fatto di essere un artista di provincia come Pordenone comportava uno sforzo che era dieci volte tanto rispetto a quello di uno di Milano che aveva tutto a portata di mano. Questo, va detto, è stato allo stesso tempo un grande vantaggio. A differenza di chi abitava in una grande città, un gruppo di provincia doveva per forza trovare la sua strada nella musica. Inventarsi qualcosa di nuovo, di originale per crescere e differenziarsi nello stile. Oggi con internet le cose sono mutate. Che tu sia a New York, a Roma o a Pordenone tutti nello stesso istante accedono a qualsiasi informazione con la stessa identica facilità. La provincia come l’abbiamo conosciuta noi non esiste più».

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