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L'INTERVENTO / Erto e Casso

Esplosione centrale idroelettrica di Suviana, Mauro Corona inorridisce per la strage sul lavoro: «Sopra Erto vidi un uomo morire»

L'ertano ricorda un incidente avvenuto quando da giovane lavorava nella cava di marmo di Monte Buscada

Comprensibilmente non c'è voglia o possibilità di leggerezza, ma soltanto tantissima costernazione e amarezza, nella puntata di ieri, martedì 9 aprile, di È sempre Cartabianca che è andata in onda ieri, mercoledì 9 aprile, in prima serata su Rete 4. A Mauro Corona, in qualità di ospite fisso, tocca il difficile compito di commentare subito la strage sull'Appennino 
per l'esplosione della centrale idroelettrica di Suviana che vede lavoratori coinvolti provenienti da tutta Italia, 3 vittime già accertate, quattro dispersi e rischia di essere il più grave incidente sul lavoro dai tempi dell'incendio all'acciaieria ThyssenKrupp di Torino, 17 anni fa. 

«Inorridisco davvero. Quando succedono queste cose bisogna per un attimo immedesimarsi, mettersi al posto di quelle persone e allora non c'è più scampo, si viene presi dal terrore. Non resta che abbracciare le famiglie con un gesto di consolazione, dirò una frase retorica, mandare un po' di energia che resistano, però è molto difficile», trovando il pieno accordo con la conduttrice che sottolinea anch'essa come sia davvero impossibile fare alleggerire la trasmissione in una serata «dove c'è stata una tragedia così grande e quando si pensa che ci sono delle famiglie stasera che non rivedranno più il proprio padre, figlio e marito e che sanno non solo che se ne è andato per sempre, ma se ne è andato anche in questo modo, con un'esplosione che poi ha provocato il crollo di un solaio e con il rischio di essere sprofondato tanti metri sotto l'acqua». 

Rispondendo alle domande di Bianca Berlinguer,  Mauro Corona ricorda quando da giovane aveva lavorato nella cava di marmo di Monte Buscada, a 1.800 metri, sopra Erto, e ha visto una persona morire e altre che hanno avuto serie conseguenze a causa di incidenti sul lavoro. «Ho visto morire un uomo, un bravissimo operaio di Massa Carrara, ci mandavano degli esperti. Sono venuti giù 500 tonnellate di lastra, lui è scivolato indietro e c'era sfortunatamente la gomma dell'aria compressa, è morto inciampando nel tubo, dopo aver puntato gli scarponi per cercare di fermare la morte. Il mio capo rimase sfigurato per l'esplosione di una mina, un altro è finito giù con la valanga era andato giù per prendere la farina per fare la polenta e la valanga l'ha travolto, le prime nevi di novembre. Siamo in balia e occorre porre il massimo delle attenzioni per salvaguardare la vita degli operai, ma prima o dopo ci si batte dentro», ha detto.

«L'errore diventa tale solo quando viene commesso. Forse c'era qualcosa che non ha funzionato, ma non è che chi dirigeva questi lavori abbia programmato questa disgrazia, succede e succederà sempre. Anche sui femminicidi siamo in balia della morte. Cerchiamo con i mezzi che abbiamo a disposizione, come la tecnologia, di prevenirne il più possibile, non illudiamoci, però, che sia possibile fermare la morte», ha concluso.

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