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Lunedì, 29 Aprile 2024
il caso

Pediatra aggredito all'ospedale: risarcito dai genitori di una bambina

I due hanno insultato il medico dopo aver portato la figlia al pronto soccorso per un caso che era stato definito «inappropriato»

È stato insultato al pronto soccorso, dai genitori di una bambina di otto anni, che aveva appena visitato in un pronto soccorso pediatrico. Giorgio Cuffaro, pediatra di Pordenone si è rivolto all'ente "Medici che di difendono" per far valere le sue ragioni sulla coppia di genitori, rei di averlo diffamato nel reparto dell'ospedale, in presenza di altri, pazienti, genitori e personale sanitario. 
Sono stati condannati a versare 3.000 euro a titolo di risarcimento per il medico, a pagare le spese legali e scrivere una lettera di scuse a Cuffaro, al primario e al direttore sanitario della struttura ospedaliera. 

Come racconta lui stesso, «Il "caso clinico" era bambina di 8 anni con febbre e null'altro dalla sera prima, condotta in pronto soccorso alle 6 di mattina da entrambi i genitori (all'apparenza facoltosi). C'erano stati cinque precedenti accessi in orari di comodo: dopo cena e prima del lavoro, per... sciocchezze». 

«Visitata da cima a fondo, e spiegata delicatamente l'inappropriatezza dell'accesso - prosegue il medico - in sala d'attesa in presenza di infermiera e altri genitori, i genitori della bambina hanno pronunciato frasi come: "ma questo è un c...e, dove lo avete trovato? Io non accetto questo trattamento" e  "ma chi ve l'ha mandato? E io adesso dovrei pagare il lavoro di un professionista? A casa mia il lavoro di un professionista si paga quando viene fatto bene. Gli dica di andare a rifarsi la laurea".

Con un avvocato di Medici che si difendono Cuffaro ha invitato la controparte alla negoziazione assistita. Non avendo inizialmente risposto, poco prima dello scadere dei 90 giorni, ha presentato anche denuncia/querela ai carabinieri.
«Questa vicenda mi ha segnato - conclude il pediatra - inizialmente avrei lasciato correre. Poi ho capito che la passione e l'impegno che metto in questo meraviglioso mestiere non potevano essere calpestati così. Rispettiamoci a vicenda, medici e pazienti». 

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