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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca / Roveredo in Piano

Trovata l'impronta digitale sulla borsa con 17 chili di marijuana, ma il tribunale annulla l'arresto

Per il Riesame di Trieste la prova non è sufficiente per giustificare la misura misura cautelare in carcere

Non basta l’impronta digitale trovata sul sacco nero dove erano presenti 17 chili di marijuana. Il Tribunale del Riesame di Trieste ha annullato la misura di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di T.N., uno degli imputati di Roveredo in Piano di origine albanese.

Secondo quanto riportato dal Messaggero Veneto non è stato possibile dimostrare che il trentenne abbia avuto un legame diretto con il contenuto della borsa. Per questo i giudici hanno scelto di revovare l’ordinanza nei confronti del ragazzo, fermato con l'ipotesi di detenzione delle sostanze stupefacenti insieme a D.D. e F.L. a seguito di una vasta operazione antidroga cominciata lo scorso 2 marzo e condotta dai carabinieri.

Questi ultimi, condannati a 2 anni e 8 mesi e al pagamento di una sanzione di 6.600 euro, sono stati identificati dalle forze dell'ordine grazie alle fototrappole installate nella zona del seminterrato. Nel caso di T.N., il terzo imputato dell'operazione Big Bag, l'apparecchio non è scattato dal momento che la persona, stando alle ultime ricostruzioni, si trovava all'esterno dell'abitazione. Le indagini dei Ris di Parma gli inquirenti avevano però confermato la presenza di impronte digitali nella borsa, ma la difesa ha sostenuto che il sacco nero era stato tenuto nella sua auto per poi essere consegnato a uno dei due soggetti immortalati con il borsone. Nonostante sia stato disposto l'atto di scarcerazione, il ragazzo resta in carcere per un altro caso di droga.

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