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Le motivazioni

Cugine uccise sull'A28, nessuna attenuante per Traykov: «Provò a tenersi le case»

La Cassazione si è pronunciata dopo che il legale dell'imprenditore ha proposto cinque motivi di ricorso

Ricorso inammissibile. Sono queste le parole della Suprema corte dopo essersi pronunciata sul caso di Dimitre Traykov, in carcere dopo essere stato condannato a sette anni di reclusione dalla Corte d'Appello di Trieste. L'imprenditore bulgaro di 62 anni è stato giudicato colpevole del duplice omicidio stradale di Sara Rizzotto, 26enne di Conegliano, e della cugina Jessica Fragasso, 20enne di Mareno di Piave, e delle lesioni sulle due figlie di Sara.

I fatti si sono verificati il 30 gennaio del 2022 lungo il tratto dell'A28 compreso tra Villotta e Azzano Decimo.  Il 62enne tamponò la Fiat Panda dove si trovavano le due vittime in compagnia delle figlie di Sara a una velocità di 180 chilometri orari come riportato dalle ricostruzioni compiuti dal giudice di primo grado. Il magistrato ha ritenuto che «l'identificazione del conducente della vettura che aveva cagionato il sinistro - che si era dato alla fuga dopo l'evento - fosse da ritenere provata alla luce del complesso degli elementi di prova raccolti». Oltre alla presenza di documenti trovati all'interno del veicolo e «ai segni inequivoci riscontrati sulla persona dell'imputato dopo il fatto», a rafforzare la tesi dell'accusa è stato il riconoscimento da parte di una dipendente della concessionaria autostradale «che aveva notato una persona che camminava a piedi in corsia di emergenza circa un quarto d'ora dopo» l'incidente stradale. 

Il ricorso 

Il legale di Dimitre Traykov, Maurizio Mazzarella, ha presentato ricorso contro la sentenza della Corte d'Appello di Trieste articolando cinque motivi di impugnazione. In uno di questi ha contestato la fuga e l’omissione di soccorso sostenendo che «l'imputato non si sarebbe allontanato dal luogo nella immediatezza del sinistro».

Secondo l'avvocato gli operatori sanitari sono arrivati sul posto alle 19:54, ovvero quattordici minuti dopo lo scontro tra le vetture avvenuto alle 19:40. La testimone ha dichiarato di aver notato Traykov «allontanarsi dal posto alle ore 20:06 a una distanza stimata in circa un chilometro e mezzo da uno dei veicoli coinvolti». Dal momento che l'imputato è stato visto «ventisei minuti dopo l'arrivo dei soccorsi» ed è stato trovato a casa «dopo due ore dal fatto», il legale ha ritenuto  privo di ragioni o fondamento il comportamento della fuga.

Allo stesso tempo ha contestato la mancata applicazione delle attenuanti generiche visto che l'imputato ha ammesso le proprie responsabilità mettendo a disposizione in favore dei danneggiati la somma di 70 mila euro.  

Le motivazioni

I giudici della Corte hanno respinto il ricorso della difesa giudicandolo inammissibile. I magistrati nei primi motivi hanno riportato quanto già stabilito in appello parlando di «un evidente errore di calcolo in relazione al dato del tempo trascorso tra il sopraggiungere dei soccorsi sul luogo del sinistro e quello in cui l'imputato era stato avvistato a piedi». Dagli atti, al contrario di quanto sostenuto dal legale, risulta che sono passati solo dodici minuti dall'incidente (tra le 19:54 e le 20:06). L'imprenditore non è stato trovato dal personale giunto sul posto «che, sulla base dell'ordinanza cautelare citata nella sentenza di primo grado, lo avevano cercato nelle prossimità anche avvalendosi dell'illuminazione artificiale». Di conseguenza la distanza tra il luogo dove si sono svolti i fatti e la zona dove l'uomo è stato avvistato (circa un chilometro e mezzo) «è del tutto compatibile un allontanamento prima dell'arrivo dei soccorsi».

Sulle attenuanti generiche i giudici hanno invece rilevato la condotta tenuta dall'imputato a seguito dell'incidente. Nel corso del giudizio dì impugnazione «ha operato una donazione nei confronti della figlia di diversi beni immobili di sua proprietà all'evidente fine di sottrarre la stessa alla garanzia generica spettante ai propri creditori». 

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