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Messa in sicurezza del Cellina-Meduna, si accende in dibattito in Regione

La risposta dell'assessore Scoccimarro alle due interrogazioni di arco Putto (Patto per l'autonomia-Civica Fvg) e Nicola Conficoni (Pd)

Si accende il dibattito tra maggioranza e opposizione su due temi strettamente legati all'approvvigionamento idrico e al rischio idrogeologico in alcune zone del territorio pordenonese. Il primo a intervenire è stato l'esponente  del Patto per l'autonomia-Civica Fvg Marco Putto, che ha chiesto alla Giunta regionale di fare il punto sugli interventi strutturali sui bacini del Cellina e del Meduna. Nicola Conficoni (Pd) ha invece toccato un altro argomento sensibile che riguarda la sicurezza idraulica del bacino del Livenza. 

Cellina, l'opposizione: «la Regione indichi le priorità»

Marco Putto si sofferma sulla relazione del Consorzio nel quale sono presenti diversi progetti per un costo totale di 1 miliardo di euro «cifra ovviamente impraticabile. - afferma l'esponende de La Civica Fvg -  Mi sembra allora importante che la Regione indichi le priorità, considerando il quadro generale che vede una crescente difficoltà ad approvvigionarsi di acqua pregiata da falde che continuano a scendere. Questa carenza di acqua ci impone anzi di ripensare il sistema delle concessioni e forse anche di finanziare nuove prospettive, cambiando il modo di fare agricoltura».

Scoccimarro risponde con un elenchi di progetti che sono una priorità per la Regione: «la realizzazione di un serbatoio a uso plurimo, elettro-irriguo e di laminazione, in località Mezzocanale sul torrente Cellina; un altro serbatoio a uso plurimo sul torrente Viellia; un serbatoio per la laminazione delle piene del torrente Meduna in località Colle; l'adeguamento dei serbatoi montani del Meduna; la sistemazione dello scarico di fondo della diga di Ponte Racli; la galleria di collegamento Ca' Zul-Ca'Selva; l'efficientamento del bacino di Maraldi; la riconversione a fini irrigui delle ex cave di Carbona a San Vito al Tagliamento e di Saletto a San Martino al Tagliamento, oltre al ripristino del volume di invaso del serbatoio di Barcis».

Nel caso invece il finanziamento di alcuni degli interventi citati «è stata finanziata la progettazione dell'adeguamento dei serbatoi montani del Meduna», prosegue Scoccimarro sottolineando che la priorità resta quella della sicurezza delle popolazioni a rischio alluvione.

Per l'opposizione «le risposte ricevute dall'assessore all'Ambiente non hanno affrontato questioni cruciali di prospettiva sulle scelte ambientali, agricole, idrauliche ed energetiche nonostante le aperture di stamane sui temi della lotta allo spreco di risorse idriche». 
Secondo Marco Putto non si comprende infatti «quante risorse verranno investite nei singoli progetti, quali sono prioritari e con quali tempi, nonostante gli apprezzabili interventi in commissione e l'approfondimento tecnico fornito dalla Direzione Ambiente, dal Consorzio Cellina-Meduna e dall'Autorità di bacino. Le necessità evidenziate sono chiare e, viste le ingenti risorse a disposizione in Assestamento, non si deve procrastinare ulteriormente il momento delle scelte: Ravedis, Barcis, Colle e gli invasi montani attendono da troppo tempo interventi indispensabili per evitare di compromettere la sicurezza a valle».

Il caso di Barcis

Per quanto riguarda invece i problemi legati allo sghiaiamento del lago di Barcis, l'assessore ha ricordato a Conficoni che gli interventi realizzati dopo l'alluvione del 2018 hanno già consentito l'asporto di circa 600mila metri cubi di materiale ghiaioso, e che nel 2023 è iniziato lo studio delle varie soluzioni per lo sghiaiamento sistematico. Va però ricordato, ha aggiunto Scoccimarro supportato dai dirigenti della Direzione Ambiente, che «ogni anno confluiscono nel lago circa 200-250mila mc di ghiaia, e proprio per ridurre i pericoli in caso di piene è stato richiesto un nuovo finanziamento al Ministero, che ha assegnato 1,9 milioni nei primi mesi di quest'anno».

La recente alluvione in Emilia Romagna, sostiene Conficoni, mostra quanto sia importante la sicurezza idraulica. «Prima di realizzare nuovi presidi di difesa è meglio sfruttare appieno le potenzialità di quelli esistenti», ricorda il politico del Partito democratico. Uno dei temi affrontati è stato infatti l'adeguamento dello scarico di fondo della diga di Ponte Racli. E a tal proposito l'assessore ha ricordato che «è stata sottoscritta una convenzione tra l'Autorità di distretto e la società che gestisce l'impianto, per arrivare al progetto dell'intervento».

Nel caso invece della galleria tra gli invasi di Ca' Selva e Ca' Zul «l'Autorità ha affidato la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica», mentre sugli interventi di manutenzione straordinaria del fiume Meduna vicino alla statale 13 (tra i comuni di Pordenone e Zoppola) «è già stato affidato il progetto definitivo-esecutivo dell'intervento, acquisendo un finanziamento ministeriale di 2 milioni: i lavori potrebbero essere appaltati a gennaio 2024».

Sono risposte che non hanno convinto appieno il consigliere dem: «I fondi statali stanziati sono legati al Piano invasi del 2019 - ha detto Conficoni - e dunque ci sono voluti 4 anni per una progettazione relativa alla sicurezza dal rischio idraulico: tempi inaccettabili. Anche su Barcis c'è troppa lentezza, avremmo potuto chiedere finanziamenti nell'ambito del Pnrr, al posto del progetto dell'ovovia di Trieste».

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