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Enrico Galiano sul voto in condotta: «Arma a doppio taglio, non renderà più autorevoli noi insegnanti»

Secondo il docente bisognerebbe puntare su teatro, sport e musica

Stretta sulle sospensioni e voto in condotta anche alle medie. Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri, lunedì 18 settembre, il disegno di legge per la revisione della valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti. Il voto in condotta viene ripristinato anche alle medie, con il 5 si viene bocciati, chi verrà sospeso per più di due giorni sarà obbligato a svolgere attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate.

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Enrico Galiano oggi, in un articolo pubblicato su Illibraio.it, di cui ha riportato una parte significativa su Facebook, riflette così su quanto, secondo lui, serva davvero il voto in condotta.

«Insegno alle medie, per cui: come no, li ho avuti anche io i ragazzi che non passava giorno senza che ne combinassero una; ovvio, a bizzeffe ne ho visti di maleducati, inclini al vandalismo, rissosi e chi più ne ha eccetera. Ma tutte le volte, tutte le sante volte che siamo riusciti a riprenderli, non è stato mai con la filosofia del bastone, né con quella altrettanto insidiosa dell’alternarlo alla carota: quando ci siamo riusciti, è perché li abbiamo fatti sentire protetti, a casa, perché li abbiamo valorizzati dando loro incarichi di fiducia, perché gli abbiamo fatto fare teatro, oppure sport, o musica.  Perché hanno compreso da soli che ci si sentiva meglio e si veniva più apprezzati, offrendo gentilezza e rispetto. Robe da pazzi, eh?», scrive.

«Ve la ricordate la lettera dell’insegnante accoltellata l’anno scorso ad Abbiategrasso? Ancora dolorante al braccio, diceva: 'Gli istituti in linea con i tempi sono quelli che spendono i soldi del PNRR per comprare robot di ultima generazione e visori 3D, mentre i laboratori teatrali e le attività musicali sono relegati in spazi opzionali e forse non riescono a raggiungere gli studenti che ne avrebbero più bisogno; nella scuola devono entrare sì le tecnologie, ma prima di tutto progetti di teatro, di affettività, di volontariato, di cooperazione, che inducano i ragazzi a entrare in relazione, ad ascoltarsi, a mettersi nei panni degli altri'. Queste sono le cose che incidono davvero.  Solo che hanno un terribile difetto: costano. Risorse economiche, intellettuali, e soprattutto il rischio di abbandonare una forma mentis ancora troppo comune: che a scuola si venga solo per imparare cose e per comportarsi bene. E infatti. Sapete che cos’hanno in comune, sempre, tutte queste soluzioni di ritorno al passato? Che non serve mai sborsare un euro, per metterle in pratica. Anzi, spesso sono il preludio ai soliti tagli, come quello – con la mannaia, quella volta – proprio del maestro unico, che portò al più grande licenziamento di massa nel mondo della scuola dal dopoguerra in poi. Che non richiedono un grande investimento intellettuale, anzi: concentrano tutto lo sforzo in quello della minaccia brandita come un’arma, senza spesso rendersi conto di quanto sia a doppio taglio. Per cui no: il voto in condotta non aiuterà ad essere più autorevoli noi insegnanti. Al massimo, a dire a tutti che ci è rimasto solo quello».


 

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