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Bottecchia, 2,5 milioni per riqualificare il velodromo

Il finanziamento servirà a rendere la struttura moderna ed efficiente attraverso degli interventi di manutenzione di tutto l’impianto fino al 2026

I velocisti possono cominciare davvero a scaldarsi. Il Comune di Pordenone proprio in queste ore ha ricevuto un finanziamento sostanzioso di 2,5 milioni di euro da destinare al velodromo del Bottecchia. Con i fondi stanziati si potranno compiere vari interventi a cominciare dalla realizzazione di strutture sportive e ricreative. Un’operazione che servirà alla città per essere ancora più attrattiva dal punto di vista sportivo, puntando a una riqualificazione che riguarderà anche la tribuna centrale, i servizi igienici, di ristoro e di pompaggio dell’acqua. 

Il progetto è ancora in una fase preliminare ma secondo le stime sarà completato verso la fine di quest’anno e gli inizi del 2023. A quel punto si procederà con il bando che disciplinerà la gara d’appalto, e l’azienda selezionata dovrà completare i lavori entro marzo del 2026.  

Soddisfazione per la giunta comunale

Come afferma il sindaco Alessandro Ciriani i lavori serviranno a costruire una palestrina polifunzionale per le attività sportive. Un intervento che costerà circa 1,5 milioni di euro e che consentirà di avere ulteriori spazi all'interno dell'area del velodromo Ottavio Bottecchia e della pista di atletica. «Oltre a questa struttura» - continua il primo cittadino - «procederemo con la manutenzione dello stesso velodromo, per una spesa di un milione di euro. Questo significa che potremo restituire bellezza e funzionalità ad un impianto sportivo storico a cui tutti i pordenonesi sono legati e consentire al gestore di realizzare un programma di ampliamento delle già numerose attività ciclistiche e cicloturistiche». 

Il sindaco si concentra inoltre sull’importanza della palestrina a livello sociale, dato che con questo centro si potranno programmare nel lungo periodo delle iniziative su tutta zona di Largo Cervignano e via San Vito. «Un’area» - conclude Ciriani - «in cui le attività sociali scontavano l’assenza di un punto di incontro legato allo sport e alle attività ricreative per i cittadini di tutte le età, ma soprattutto per i giovani». 

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