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Kurkov a Pordenonelegge: «Putin? Sogna la 'Grande Russia' usando lo slogan di Trump»

Le parole dello scrittore ucraino nel corso della serata inaugurale di Pordenonelegge

Si è tenuto ieri sera al Teatro Verdi il primo capitolo di questo lungo racconto chiamato Pordenonelegge. Una serata che è cominciata con il saluto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha espresso parole di apprezzamento rispetto al lavoro degli organizzatori del festival: «Senza cultura la libertà s'indebolisce», afferma il Capo dello Stato. Un tema che è stato per altro affrontato nel corso dell'incontro con l'autore ucraino, nato però a Leningrado, Andrei Kurkov che ha presentato ai lettori di Pordenone il suo ultimo libro, Api Grigie. Lo scrittore da tempo non riesce più a scrivere un romanzo. O meglio, ha avuto difficoltà a riprendere in mano il suo ultimo progetto letterario a causa del conflitto russo-ucraino. «È un momento difficile per la prosa», afferma l'autore «Un vuoto che colpisce l'intera produzione letteraria che parla di guerra e non d'amore. Solo di recente sto dedicando 2-3 ore al giorno per il mio nuovo romanzo, mentre per tutta la giornata mi occupo di articoli e saggi sulla situazione interna del mio Paese». 

La storia

Api Grigie mostra una terra all'apparenza indifferente rispetto agli eventi che stanno colpendo l'Ucraina. Il Donbass, dichiara lo scrittore, ha mantenuto negli anni un atteggiamento stacanovista che ha caratterizzato la mentalità sovietica. Non solo, ma in quella zona si perceviva ancora la nostalgia del passato come dimostra per altro il nome di uno dei canali televisivi che si chiama Nostalghia. 

Sergej, di professione apicoltore, ritiene inoltre che nell'alverare si sia davvero realizzato il comunismo, con gli insetti che producono miele disinteressandosi da tutto ciò che avviene all'esterno. Dinamiche molto simili se si pensa ai lavoratori della miniera nel Donbass che hanno sempre creduto alle parole del potere politico e degli oligarchi dopo la caduta dell'Urss. Dopodiché si è creata una spaccatura nel Paese. «A est gente riteneva che in occidente ci fossero gli estremisti - prosegue Kurkov - A ovest, invece, la politica sosteneva che nel Donbass erano presenti dei veri e propri banditi».

Gli esiti sono sotto gli occhi di tutti, ma lo scrittore ci tiene a sottolineare una cosa per far capire il contesto del Paese prima del conflitto:  «L'Ucraina si è sempre distinta per la sua dottrina individualista. Basti pensare che prima dell'invasione c'erano 400 partiti politici a sottolinare le varie sfaccettaure a livello ideologico. Ma la guerra è riuscita a formare un'identità nazionale generando un senso di appartenenza a un'unica comunità».

La lingua 

Andrei Kurkov ha più volte dichiarato di scrivere i suoi romanzi in russo. Ma con il conflitto ancora in corso gli equilibri, così come i confini linguistici, sono radicalmente cambiati. «Gli ucraini sono sempre stati tolleranti verso le minoranze. Ma accetto di buon grado che i miei testi vengano tradotti perché so che la colpa di questa guerra non è da attribuire a loro, ma ai russi dato che Putin ha scelto di servisi dello slogan di Trump (Make America Great Again) per resuscitare l'idea della 'Grande Russia'». Per questo le parole scritte assumono un ruolo fondamentale, dalle testimonianze storiche ai saggi pubblicati negli anni. «Consiglio a tutti gli europei - conclude - di cercare libri sulla storia dell'Ucraina perché solo così si possono capire le differenze culturali e avere uno sguardo completo sulla guerra». 

Credits: Gigi Cozzarin

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