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la storia / San Vito al Tagliamento

Valentino, a piedi da San Vito a Strasburgo per i diritti dei ragazzi autistici

È appena tornato da un viaggio con meta il Parlamento Europeo, dove è andato per parlare delle opportunità per i giovani con disturbo dello spettro autistico

Valentino Gregoris, artigiano del settore edile, è tornato a casa dopo un lungo viaggio a piedi che lo ha portato da San Vito al Tagliamento verso la sede del Parlamento Europeo a Strasburgo. Sono percorsi come questi a cambiarti nel profondo. 80 km in più sulle gambe («Avevo calcolato 680 km ma alla fine ne ho percorsi 760») e un sacco di aneddoti, dagli incontri «estremamente piacevoli» tra genitori a Bressanone alla presenza di associazioni di soggetti autistici a Rixheim, in Alsazia, che possono esprimere le proprie opinioni e aiutare le istituzioni a realizzare iniziative su misura per loro. Fermarsi in alcuni Paesi dell’Unione Europea è stato di enorme supporto per comprendere la situazione a livello comunitario, e constatare che l’Italia è sulla strada giusta, anche se il traguardo è ancora lontano da essere raggiunto. 

Prima un piccolo passo indietro. Si ricorda il suo primo viaggio?

«Era il 2018 quando mi ero deciso di compiere questo primo cammino di 480 km da San Vito ad Assisi a piedi. Volevo che si parlasse di autismo non solo il 2 aprile perché limitarsi a un solo giorno risultava riduttivo. Dopodiché ho scelto di intraprendere il Cammino celeste. Un viaggio simbolico vista l'associazione con il blu dell’autismo legato alla sicurezza e alla conoscenza. Si partiva dal mare di Grado, e si arrivava fino al Santuario di Monte Lussari».

Dopodiché cos’è successo?

«Ho pensato alle sfide di mio figlio. Mi chiedevo se un giorno riuscirà a compiere simili imprese da solo. E in più è emerso un altro tema legato all'autismo che il rapporto con il mondo del lavoro. Un obiettivo che per certi ragazzi è davvero possibile viste certe loro qualità».

Quando è partito per Strasburgo che tipo di società ha trovato?

«Alcuni Paesi, ad eccezione della Francia, sono leggermente indietro rispetto alla nostre politiche di accoglienza. In Germania, ad esempio, stanno creando dei progetti molto positivi in termini d’inclusione dei ragazzi autistici, ma sono allo stesso tempo una nazione improntata sull’industrializzazione e non sul welfare, ritenendolo un costo. Ma io lo vedo invece come investimento, perché se punti su queste persone, un domani possono darti qualcosa in cambio. Ne sono certo».

Valentino Gregoris, il viaggio verso Strasburgo

Come ha affrontato il rapporto con suo figlio?

«Non è stato facile, anche se come artigiano ho cercato subito di individuare subito dov'era il problema e trovare un modo per risolverlo. Quando però cerchi di metabolizzare l’autismo diventa un processo interiore che porta a sviluppare più punti di vista. Già quando aveva 2 anni e mezzo sapevo che mio figlio a 18 anni non avrebbe avuto la patente o non avrebbe imboccato certe strade come i suoi coetanei. Ma quando arriva quel momento è tutta un'altra cosa. Cominci a vivere il momento, e capisci non solo che tuo figlio avrà un futuro diverso da quello che hai sognato, ma che sarà necessario costruirne uno alternativo».

Com’è stato accolto al Parlamento Europeo?

«Già il fatto che mi abbiano ascoltato è stato per me importante. Sapevo che avevano approvato nel 2021 delle linee guida e delle direttive a livello di inclusione lavorativa per i nostri ragazzi. Ma quel che mi ha più colpito sono stati i parlamentari che erano lì al nostro incontro. Ho intravisto un ascolto attivo da parte loro e una consapevolezza di ciò che dovrebbe essere realizzato e che l’Europa sta già attuando nel concreto». 

Quali saranno allora i prossimi passi?

«C'è ancora molto da fare per quanto riguarda la consapevolezza sull’autismo. Serve responsabilità a livello territoriale con le amministrazioni locali e sopratutto le scuole. Se i ragazzi avessero avuto un compagno autistico in classe, non ci sarebbe bisogno di un genitore che compie più di 700 chilometri a piedi per raccontartelo. La comprensione deve per forza partire dal confronto con le persone, e se non ci metti il cuore e la giusta sensibilità nei confronti dei ragazzi non si va da nessuna parte. Quando si pensa alla fortuna di avere magari dei docenti che li seguono, bisogna ricordarsi che non si tratta di un privilegio, ma di un diritto».

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