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La polemica / Valvasone

Un negozio Cospalat chiude per mancanza di personale «con voglia di lavorare»

Il caso scoppiato dopo le dichiarazioni del sindaco di Valvasone: «Non vorrei fosse una sorta di giustificazione per una chiusura preventiva»

Scoppia la polemica a Valvasone dopo il caso del cartello presente davanti un negozio Cospalat del paese. A riportarlo è stato inizialmente il Gazzettino con tanto di foto che non lascia spazio a troppe interpretazioni: «Con grande rammarico ci troviamo obbligati a comunicare che a far data dal 2 gennaio 2023 la Cospalat sospende l’attività nello spaccio di Valvasone». Fino a qui, tutto bene.  Ma sono le ultime parole a creare quell’effetto valanga impossibile da controllare, perché chi lo ha scritto specifica che la ragione di questa chiusura è per la «mancanza di personale che abbia un minimo di voglia di lavorare».

Le parole del sindaco

Il cartello, come era da immaginarselo, ha scatenato un acceso dibattito non solo in paese. Il sindaco di Valvasone, in un post pubblicato su Facebook, parla di un «messaggio molto preoccupante dal punto di vista del rapporto datore di lavoro con i propri dipendenti», chiedendo una maggiore trasparenza da parte di chi si occupa del locale: Bisognerebbe fornire tutte le informazioni del caso (stipendi garantiti, contesto lavorativo adeguato, come le temperature dei locali, e capacità di gestire il personale…) prima di esternare affermazioni così pesanti». Il primo cittadino ricorda per altro che il negozio funziona anche grazie al valore delle persone che hanno lavorato al suo interno, soprattutto dopo i recenti casi di cronaca come due rapine a mano armata. E conclude: «Non vorrei fosse una sorta di giustificazione per una chiusura preventiva collegata al fatto che nelle vicinanze aprirà un’altra attività similare…».

La risposta del consigliere di Cospalat Renato Zampa non è tardata ad arrivare. Le accuse del sindaco sono «infondate e totalmente false», come scritto sul Gazzettino, e il responsabile sostiene di aver sempre pagato gli stipendi dei suoi dipendenti.  L’incarico prevede turni da quaranta o trenta ore settimanali, compresa la formazione, ma il problema per i candidati, usando le parole del consigliere, è dovuto all’orario di lavoro che comprende «anche il sabato». Su dieci appuntamenti si sono presentati solo tre persone di età compresa tra i 30 e i 50 anni come sostiene Zampa. «Sarà un caso, - conclude - ma da quando è comparso il messaggio ho ricevuto tre telefonate. Speriamo che i prossimi colloqui vadano meglio».

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