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Il report / Centro Storico / Via Beata Elisabetta Vendramini

Welfare in crisi: famiglie con disabili a rischio povertà in nove casi su dieci

A stabilirlo un recente studio "Disabilità e povertà nelle famiglie italiane" realizzato dalla Fondazione Zancan

In nove casi su dieci le persone con disabilità vivono in una famiglia con forte disagio economico. È questo il dato più allarmante (insieme a quello della povertà assoluta in Italia) che emerge dallo studio Disabilità e povertà nelle famiglie italiane pubblicato  dalla Fondazione Zancan. Un report che offre un quadro completo dello stile di vita e delle condizioni di precarietà di alcuni nuclei familiari nel nostro Paese. Tutto questo è stato presentato all’Auditorium dell’Istituto Vendramini. Un'iniziativa promossa da Abele Casetta insieme alle 43 associazioni di volontariato del territorio pordenonese a cui hanno partecipato diversi esponenti della politica e delle istituzioni:  Tiziano Vecchiato (Fondazione Zancan), Riccardo Riccardi (assessore alla salute FVG), Carlo Francescutti (direttore sociosanitario Asfo), Marina Crovato (sindaco di Meduno), Daniela Mannu (associazione Alzaheimer). 

Il report

La Fondazione ha posto molta attenzione sui servizi di welfare nell'ambito delle politiche sociali dei sistemi regionali puntando su approcci sostenibili e sperimentali che possono dare supporto non solo alle famiglie ma anche alle stesse aziende sanitarie che hanno bisogno di gestire al meglio le risorse a disposizione. «L’idea di questo studio - afferma Vecchiato - è nata dal supporto di Cbm (associazione per bambini ciechi e con disabilità) che dal 2019 sta avviando una serie di progetti anche in Italia. Il nostro scopo è di combinare i problemi con soluzioni nel lungo periodo». Con un obiettivo: «Una costituente per cambiare il welfare. Non per cambiare la Costituzione, ma per attuarla». 

I dati

Nel corso degli anni si è assistito a una crescita della spesa e a un aumento della povertà assoluta in Italia. «Non era mai successo», prosegue Vecchiato mentre illustra i dati decennali su base Istat. «La spesa assistenziale dal 2012 al 2021 è passata da 51 a 82,8 miliardi mentre per quanto riguarda la percentuale di povertà assoluta si è visto un incremento negli ultimi anni: dal 4,4 nel 2011 al 9,4 per cento nel 2021». 

A farne le spese sono soprattutto le famiglie con disabili che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Il 65 per cento non può permettersi una settimana di vacanza l'anno. Il 62 per cento, non riesce ad affrontare le spese impreviste. Ad avere questo grosso peso sulle spalle è la madre all'interno della famiglia. Ad aiutarli in caso di bisogno non sono tanto le istituzioni (che comunque fanno la loro parte per la maggioranza dei casi) quanto la stessa rete sociale legata alla famiglia: parenti (55,4 per cento), volontari (41,4 per cento), amici (28,5 per cento).

Complessivamente il quadro è preoccupante nella gestione della spesa del welfare. Nello studio almeno una persona su sei non riceve aiuti da enti pubblici. Gli aiuti richiesti vanno dall'assistenza sociosanitaria (39 per cento) a quella sociale (37 per cento). La situazione risulta ancora più allarmante nel Sud, anche se va detto che è un problema nazionale che tocca tutti i nuclei familiari in difficoltà, compresi quelli che risiedono a Pordenone. L'assessore Cucci, presente all'incontro, ha infatti parlato di un aumento di richieste di supporto al Comune. Nel 2023 sono state 7600 le persone che si sono rivolte ai servizi sociali. Un trend in aumento del 9,5 per cento nel 2023. «Fondamentali sono le famiglie su cui grava il peso dell’assistenza e della cura. Nonostante ci siano situazioni di disagio e difficoltà si occupano dei propri familiari e molti di questi hanno difficoltà economiche».

L'intervento di Riccardi

Sul fronte socio-sanitario e del welfare la Regione, afferma Riccardi, «negli ultimi anni, è riuscita ad approvare, con l'unanimità del Consiglio regionale e senza che la politica su questi temi si dividesse, tre norme fondamentali che consentiranno di dare risposte avanzate a fronte dei grandi cambiamenti dei bisogni sociali: quelle su "Invecchiamento attivo", "Caregiver" e "Disabilità" sono anche il risultato e il frutto di quanto abbiamo ereditao dal lavoro fatto in passato e della grande collaborazione con il mondo dell'associazionismo e del terzo settore, senza il quale non si possono raggiungere alti livelli di collaborazione rispetto all'integrazione socio-sanitaria».

Sul welfare e sui nuovi bisogni della società che cambia anche rispetto alle disabilità, ha proseguito Riccardi, «le risposte, per essere innovative ed efficaci, devono uscire dalla cultura della sola risposta sanitaria. La sfida che ci siamo dati, e che insieme dobbiamo continuare a portare avanti, è quella della sempre maggiore integrazione socio-sanitaria. Il che non significa certo ridurre la risposta sanitaria, ma significa mettere insieme le risposte che riguardano la persona disabile nel suo complesso e quindi considerano anche il tema del lavoro e dell'abitare sociale».


 

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